La lente di ingrandimento su queste parole

Canto del cigno

L’espressione “canto del cigno” indica, in senso figurato, l’ultima e più pregevole opera di un artista e, per estensione, qualsiasi impresa notevole che sia l’ultima di una prestigiosa carriera.
Deriva dalla credenza secondo la quale il cigno selvatico, poco prima di morire, avrebbe un canto armonioso. In realtà i cigni, a seconda delle specie, emettono suoni simili a schiocchi o a trombe. Lo fanno però raramente, quando si sentono minacciati.

Avere la pazienza di Giobbe

“Avere la pazienza di Giobbe” vuol dire, nel linguaggio comune, essere molto pazienti, sopportare con rassegnazione molestie, ingiustizie e tribolazioni. Giobbe, principale personaggio dell’omonimo libro della Bibbia, è, infatti, la personificazione del giusto che tutto sopporta inchinandosi al volere divino.
Ricco e potente, fu messo alla prova da Dio che gli tolse progressivamente i beni, i figli e la salute. Di fronte a tutto ciò, però, non perse la fede e il suo commento fu: “Dio ha dato, Dio ha tolto: sia benedetto il nome del Signore”.

Ante litteram

Ante litteram è una locuzione latina il cui significato letterale è “prima della lettera”. In passato indicava la prova tipografica di un’incisione d’arte tirata prima di apporre la didascalia (littera, lettera). Oggi, in senso figurato, viene comunemente usata, invece, per riferirsi a personaggi, opere, movimenti o correnti di pensiero che hanno precorso i tempi.

Amico Fritz

Con “amico Fritz” si allude, in senso scherzoso, a qualcuno noto agli interlocutori che però si preferisce non nominare esplicitamente. L’espressione deriva dall’omonima commedia lirica in tre atti di Pietro Mascagni, su libretto di Nicola Daspuro (tratto dal romanzo e poi dramma L’ami Fritz del 1864 di Erckmann-Chatrian), rappresentata la prima volta a Roma nel 1891. Nell’opera si parla di Fritz Kobus, ricco e giovane possidente, che scommette con il rabbino David che questi non riuscirà mai a convincerlo a sposarsi. Ma Fritz, alla fine, si innamora, ricambiato, di Suzel, figlia del suo fattore, alla quale – anche grazie ad un tranello teso dallo stesso David – confesserà l’intenzione di sposarla, così perdendo la scommessa.

Pesce in barile

Fare il “pesce in barile” vuol dire, nel linguaggio corrente, far finta di nulla, non prendere una posizione chiara fra due opposti partiti, allo scopo di non compromettersi. L’espressione richiama l’immagine di tanti pesci stipati in conserva dentro un barile, stretti al punto da non potersi muovere e quindi non in grado di accorgersi di ciò che accade attorno.

Gogna

“Mettere alla gogna” è un’espressione figurata, di utilizzo molto comune, che significa esporre qualcuno al ridicolo o allo scherno di tutti. La gogna, infatti, era un antico strumento punitivo con il quale si esponeva una persona al pubblico ludibrio. In particolare, si trattava di un collare in ferro fissato a una colonna o a un palo mediante una catena e stretto intorno alla gola del condannato accanto al quale veniva posizionato un cartello recante il suo nome e il reato di cui si era macchiato. Ai passanti era riconosciuta una certa libertà d’infierire che generalmente si manifestava con insulti, sputi e percosse.

Qui casca l’asino

“Qui casca l’asino” è un’espressione usata per sottolineare una particolare difficoltà, o anche un tranello, un inganno e simili. Si ritiene origini dalla locuzione latina pons asinorum (“ponte degli asini”): uno schema di comportamento mentale studiato dalla Scolastica consistente nel porre una persona davanti a concetti e problemi astratti di difficile comprensione e valutare così le sue capacità intellettuali. Il riferimento è alle caratteristiche dell’asino, che per sua natura, in caso di attraversamento di un ponte, tende a impuntarsi e ad agitarsi, rischiando così di cadere.

Sapere come l’avemaria

“Sapere come l’avemaria” un testo significa, nel linguaggio comune, conoscere perfettamente (o anche a memoria), il contenuto di uno scritto. L’avemaria è, infatti, una delle prime preghiere che si insegnano ai bambini cattolici, ed è, sovente, quella che si ricorda meglio e più a lungo.

Mandare da Erode a Pilato

“Mandare da Erode a Pilato” è un’espressione allusiva a uffici o funzionari che, per incuria o indolenza, si rifiutano di risolvere i casi di loro competenza, rimettendone ad altri la soluzione. Essa trae origine da un episodio del Vangelo in cui si narra che Ponzio Pilato, procuratore romano della Giudea, non volendo assumersi la responsabilità di giudicare Gesù, lo mandò da Erode Antipa, tetrarca della Galilea, il quale però lo rimise nuovamente al giudizio di Pilato.

Stare all’erta

“Stare all’erta” vuol dire, nel linguaggio comune, stare attenti a qualcosa; vigilare per non farsi attaccare di sorpresa; tenersi pronti a intervenire in caso di necessità. La locuzione deriva dall’antico linguaggio militare, quando le postazioni difensive e i castelli erano generalmente eretti – onde meglio sorvegliare il territorio circostante – sulla vetta di un’altura e per raggiungerli occorreva, quindi, percorrere un tratto di terreno ripido in salita (erta).

Giro de Peppe

“Giro de Peppe” è un modo di dire tipicamente romanesco riferito a chi, per andare da un posto ad un altro, non prende la via più breve, ma fa un giro più lungo passando per luoghi per i quali non
era necessario transitare. L’origine dell’espressione è incerta. Secondo alcuni Peppe sarebbe addirittura Giuseppe di Nazareth che, dopo aver espletato le pratiche del censimento a Betlemme, doveva, insieme a Maria, tornare a Nazareth con un cammino di un centinaio di chilometri. Dovette invece, con la sua sposa, rifugiarsi in Egitto arrivando a Nazareth solo dopo averne percorsi più di mille.
Secondo un’altra tesi, molto più accreditata, Peppe sarebbe in realtà Giuseppe Garibaldi.
L’espressione deriverebbe, in particolare, da un fatto accaduto nel 1878, quando la salma del re Vittorio Emanuele II venne tumulata nel Pantheon e si decise di far girare il carro funebre intorno all’antistante fontana di Piazza della Rotonda per permettere alla popolazione di dare l’estremo saluto al primo re d’Italia. Nell’occasione si racconta che Garibaldi, per un fraintendimento, non aspettò, come tutte le altre autorità, il ritorno della carrozza reale con il feretro davanti all’ingresso ma la seguì lungo tutto l’anello, compiendo un percorso sostanzialmente inutile.

Essere un camaleonte

Nel linguaggio comune chi cambia opinione secondo l’opportunità del momento viene definito, spesso, “camaleonte”. Ciò deriva dal fatto che il camaleonte ha la capacità di cambiare colore per confondersi con l’ambiente, passando dal verde al grigio giallastro e al bruno. Questo rettile era conosciuto già in antichità, e fin da allora è simbolo di mutevolezza; in tal senso è citato, fra l’altro, da Diodoro, Plutarco e Ausonio.

Ipse dixit

“Ipse dixit” è un’espressione latina (“l’ha detto egli stesso”) con cui ci si richiama all’autorità di qualcuno. Corrisponde al greco autòs épha usato, secondo Cicerone, nella scuola pitagorica per convalidare le verità dichiarando che erano state asserite dallo stesso Pitagora. Nel Medioevo la formula fu adoperata con riferimento ad Aristotele, negli ambienti dove egli era considerato come suprema autorità nella filosofia.

Lupus in fabula

“Lupus in fabula” è una locuzione latina (“il lupo nel discorso”) che si usa ripetere al sopraggiungere di persona di cui si stava appunto parlando o a cui si alludeva.
L’espressione è comunemente riferita alla frequenza del lupo nelle favole esopiane, da cui l’usuale “il lupo nella favola”. Una diversa tesi la fa risalire, invece, alla credenza degli antichi romani, secondo cui l’esserevisti dal lupo portava alla perdita della parola.

Acqua in bocca

“Acqua in bocca” è un’esortazione a mantenere il segreto, a non lasciarsi sfuggire una parola di quanto si è detto in stretta confidenza. L’espressione deriverebbe da un aneddoto su una donna maldicente, ma devota, la quale chiese al suo confessore di trovarle una soluzione contro il proprio peccato. Secondo questa storiella, il sacerdote diede alla donna una boccetta d’acqua, raccomandandole di averla sempre con sé e di versarne qualche goccia in bocca ogni qual volta fosse stata assalita dalla tentazione di sparlare del prossimo. L’interessata seguì il consiglio, riuscendo così a liberarsi dal vizio.

Cavallo di battaglia

“Cavallo di battaglia” è un’espressione usata comunemente per riferirsi a un argomento o una materia per cui ci si sente particolarmente preparati, a un’attività nella quale si eccelle. La metafora trae origine dal fatto che, in passato, fra tutti i cavalli che i condottieri avevano a disposizione, quello addestrato per la battaglia era il migliore.

Paese della cuccagna

“Paese della cuccagna” è un’espressione usata nel linguaggio comune per descrivere un luogo in cui ci si può divertire e si possono godere numerosi piaceri. Indica, quindi, un posto ideale nel quale
il benessere e l’abbondanza sono alla portata di tutti. Secondo la tesi più accreditata “cuccagna” deriverebbe dal termine provenzale cocanha e questo da una voce di origine germanica che indicava i dolci (da cui anche Kuchen in tedesco e cake in inglese).
Tra le descrizioni più complete del “Paese di Cuccagna” fatte da autori italiani vi è la Historia nuova della città di Cuccagna, scritta alla fine del Quattrocento da Alessandro da Siena, dove vengono
descritte tutte le raffinatezze di un luogo ricco di meraviglie del palato, oltreché di altri piaceri.

Se la montagna non viene a Maometto

“Se la montagna non viene a Maometto” è un’espressione che si riferisce alla capacità di cambiare le sorti di un evento attivandosi per raggiungere il risultato voluto. Deriva da un aneddoto di cui sarebbe stato protagonista il profeta Maometto, noto come “il miracolo di Maometto”. Si racconta che un giorno il profeta, sollecitato dalla folla a compiere un miracolo, promise che con l’aiuto di Dio avrebbe indotto una montagna a spostarsi e ad avvicinarsi a lui. Si pose quindi a una certa distanza dal monte e cominciò a pregare, ma quando dopo un certo tempo fu evidente che la montagna non accennava minimamente a muoversi, si alzò e s’incamminò verso il monte dicendo: “Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna”.

Avere le gambe che fanno Giacomo Giacomo

“Avere le gambe che fanno Giacomo Giacomo” vuol dire avere le gambe e le ginocchia tremanti e indebolite. L’origine dell’espressione è incerta. Secondo  alcuni deriverebbe dal rumore della gambe quando sono affaticate: “ciac ciac”, oppure “giac giac”, da cui “Giacomo Giacomo”. Secondo altri l’origine è da ricercarsi in Francia.
Nel 1358 infatti, durante la guerra dei “Cento Anni”, in quel Paese si sollevò una rivolta contadina, dovuta al peso delle tasse. I contadini indossavano ai tempi la jacque, ossia una giacchetta leggera, irrobustita con fili di ferro e così gli aristocratici presero spunto da questo tipico vestiario per identificarli in modo dispregiativo come “semplicioni” e “imbecilli”.
Ne nacque anche un modo di dire traducibile in italiano come “fare lo sciocco o fare il vigliacco”, indicando le gambe dei contadini che tremavano dalla paura davanti alle milizie.
Secondo un terzo orientamento, infine, la locuzione avrebbe attinenza con il “Cammino di Santiago” (il cammino che attraversa la Francia e la Spagna, ma anche il Portogallo e giunge a Santiago de Campostela). Alla meta – il Santuario di Santiago ossia il Santuario di San Giacomo – i pellegrini arrivano, di norma, sfiniti, con le gambe fiacche e deboli.

Tallone d’Achille

Per “tallone d’Achille” si intende il punto debole o l’aspetto più fragile di una persona, di una società, di uno Stato o di un’organizzazione. L’espressione deriva dal mito di Achille, l’eroe più importante della Guerra di Troia e protagonista dell’Iliade. Secondo la tradizione, la madre di Achille immerse il figlio, quando era bambino, nelle acque del fiume Stige con il proposito di renderlo
immortale, senza però bagnarne il tallone, dal quale lo teneva. Per questo motivo, Achille aveva un corpo indistruttibile ed era dotato di una forza sovrumana capace di spaventare qualsiasi esercito nemico, ma il suo punto debole rimaneva il calcagno.
E proprio al calcagno Paride (o, secondo un’altra versione, il dio Apollo) lo ferì facendolo morire, mentre la città di Troia stava per essere conquistata dagli Achei.

 

Fare il diavolo a quattro

“Fare il diavolo a quattro» vuol dire fare grande confusione, lasciarsi andare a violente scenate di rabbia oppure, ancora, agitarsi moltissimo per ottenere qualcosa. L’espressione ha origini medioevali; in particolare, la tesi più accreditata la fa derivare dalle rappresentazioni teatrali di quel periodo nelle quali uno dei personaggi che non mancava mai era il diavolo, che in scena cambiava repentinamente sembianze, perché così voleva la tradizione. Sennonché i cambi d’abito potevano essere lunghi e laboriosi, ed era per questo frequente che per interpretare il diavolo ci fossero anche fino a quattro attori, ciò che, di norma, generava gran confusione dietro le quinte e che, appunto, ha portato all’attuale modo di dire.

Alto papavero

Si definisce “alto papavero” una persona importante o di grande potere. L’espressione allude ad un aneddoto citato da Tito Livio secondo cui il settimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, volendosi impadronire della città di Gabi, vi mandò il proprio figlio facendolo apparire un esiliato. Quando il giovane ebbe raggiunto una posizione di rilievo e inviò al padre un messaggero per chiedere istruzioni, il re si limitò a farsi accompagnare dal messo in un prato, e con un bastone falciò i papaveri più alti. L’inviato tornò a Gabi senza aver capito nulla, ma il principe interpretò esattamente il messaggio paterno e uccise i cittadini più importanti, indebolendo così la città, che poi venne facilmente conquistata da Roma.

Essere un cerbero

“essere un cerbero” vuol dire essere un guardiano inflessibile e arcigno; essere una persona autoritaria dai modi rigidi e sgarbati, che sembra servirsi del suo potere per rendere la vita difficile agli altri imponendo una disciplina ferrea. Nella mitologia greca cerbero era un mostro posto a guardia degli inferi, da cui impediva l’uscita. Figlio di echidna e tifone, aveva il corpo di un cane a tre teste (portate al numero di cinquanta da esiodo), la coda di un drago, e più di cento teste di serpente poste lungo il dorso come una criniera. Poteva essere placato con l’offerta rituale di un dolce di miele, che a questo scopo veniva posto sul corpo dei defunti insieme alla moneta che costituiva l’obolo per caronte, il barcaiolo addetto a traghettare le anime nel regno dei morti. Nella divina commedia dante lo pone a guardia del girone dei golosi.

Manutengolismo

Con “manutengolismo” si intende, in particolare, quel fenomeno di sostegno al brigantaggio sviluppatosi nell’italia meridionale post unitaria. “manutengolo” (termine che deriva della locuzione “tener mano”) è, infatti, colui che favoreggia malviventi in azioni illecite o delittuose senza avervi parte determinante. Per estensione, chi aiuta altri nel compimento di attività o imprese giudicate comunque condannabili moralmente o idealmente.

Vaglia

Uomo, scrittore, artista di “vaglia” vuol dire di pregio, di valore intellettuale o morale. L’espressione deriva dal verbo “valere” la cui prima persona singolare dell’indicativo presente anticamente era “vaglio”. Da ciò il significato attuale. Ma “vaglia” si usa anche come nome generico di un titolo di credito (si pensi al “vaglia” postale). E anche in questo caso tale uso si ritiene derivi dal significato originario della parola “valere”: un titolo che “vaglia” (cioè che valga) dieci scudi. Nessun collegamento invece ha la parola in questione con “vagliare”: il “vaglio”, dal latino vallus, è un attrezzo affine al setaccio. E così “vagliare” è diventato sinonimo di esaminare attentamente, come avviene con le particelle che restano nel vaglio.

A caval donato non si guarda in bocca

“A caval donato non si guarda in bocca” è un noto proverbio derivante da una citazione latina di San Girolamo presente nel suo commento alle lettere di San Paolo agli Efesini (Noli equi dentes inspicere donati: non si devono guardare i denti del cavallo). Il senso della frase vuole essere di non entrare nei particolari di un dono o di un favore ricevuto. L’espressione deriva dalla circostanza che, nell’antichità, prima di comprare un cavallo (in passato fonte di ricchezza per chi lo possedeva), si usava guardare nella bocca dell’animale per capire, dalla dentatura, l’età e le condizioni di salute.

Andare a fagiolo

“Andare a fagiolo” (o “capitare a fagiolo”) è un’espressione con cui si indica qualcosa capitata proprio nel momento giusto o al punto giusto. L’origine della locuzione è incerta. Nell’Ottocento, Tommaseo, uno dei vocabolaristi più famosi del periodo, prova a darne un’interpretazione: “Forse dal dirsi comunemente che ai Fiorentini piacciono molto i fagiuoli”. Un altro tentativo viene fatto, nello stesso secolo, da altri studiosi secondo cui questo modo di dire potrebbe derivare dall’utilizzo che si faceva dei fagioli bianchi e neri per esprimere un voto favorevole o contrario nelle pubbliche adunanze. Un’altra curiosa interpretazione chiama, invece, in causa il gioco della tombola. Un tempo, infatti, era comunissimo utilizzare i legumi per segnare i numeri estratti. Lenticchie, ceci, fave… e fagioli. “Cadere a fagiolo” potrebbe quindi indicare proprio il momento in cui, estratto il numero tanto atteso, si riesce a segnare la casella e vincere l’ambito premio.

Manna dal cielo

“Manna dal cielo” è un’es­pres­sione utilizzata molto frequentemente con il significato di fortuna improvvisa, inaspettata, provvidenziale, che permette di risolvere una situazione intricata, complessa, critica, molto difficile. La locuzione è di origine biblica (l’episodio della manna è presente nel libro dell’Esodo): la manna è infatti la sostanza che Dio fece scendere dal cielo per nutrire il popolo ebraico nel deserto dopo la fuga dall’Egitto. Il termine, in particolare, deriva dall’ebraico mân: voce tradizionalmente ritenuta derivante dalla domanda “Man hu?” ovvero “Che cos’è?”, interrogativo che – secondo l’Esodo – si posero gli Ebrei vedendo cadere dall’alto questa sostanza (una secrezione vegetale che viene ricavata da alcune varietà di frassino).
Di uso comune è, soprattutto, la locuzione “aspettare la manna dal cielo”, nel senso di confidare nella fortuna e negli eventi, senza preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere.

Allevare una serpe in seno

 “Allevare una serpe in seno” vuol dire tenere accanto e beneficare una persona che poi si rivelerà ingrata e infida, capace di fare del male. L’espressione è allusiva ad una favola di Esopo in cui si narra di un contadino che, una sera d’inverno, trovò una vipera assiderata: l’uomo pose sul proprio petto l’animale nel tentativo di scaldarlo ma venne morso.

Pietra dello scandalo

“Pietra dello scandalo” è un’espressione con cui si usa indicare chi sia oggetto di clamore per azioni riprovevoli. La locuzione, di origine biblica (segnatamente riconducibile al Nuovo Testamento), si riferiva, nell’antica Roma, ad una pratica legale che consisteva in una pubblica umiliazione: i debitori insolventi, seduti sopra una lapide, dovevano confessare a gran voce la cessione dei beni. L’esposizione al pubblico ludibrio aveva la funzione di ristabilire, nelle coscienze non solo degli interessati, comportamenti improntati alla giustizia e alla rettitudine.

Culo e camicia

“Culo e camicia” è una curiosa e colorita locuzione utilizzata nel linguaggio informale per far riferimento a un rapporto di grande complicità e familiarità fra due persone, alla loro estrema vicinanza ed empatia. L’origine di questo modo di dire risale ad epoche in cui non era diffuso l’uso di indumenti intimi come le mutande, e le camicie, più lunghe di quelle attuali, erano quindi a contatto diretto con il sedere (più familiarmente, culo). Ha il medesimo significato l’espressione francese cul et chemise.

Noblesse oblige

Noblesse oblige è un’espressione francese (in italiano: la nobiltà comporta obblighi) attribuita al duca Pierre-Marc-Gaston de Lévis, che la riporta nella sua raccolta (1808) di Maximes et réflexions sur différents sujets de morale et de politique. Indica i doveri che i titoli nobiliari impongono a chi li possiede e, in senso più ampio (anche in tono ironico), i doveri di comportamento che ogni uomo sente come derivanti dal proprio stato sociale e dall’opinione di cui gode o ch’egli ha di sé stesso.

Non avere il becco di un quattrino

“Non avere il becco di un quattrino” vuol dire essere senza denaro, non possedere un soldo, essere in miseria. L’origine dell’espressione è incerta. La tesi più accreditata attribuisce a “becco” un valore genericamente rafforzativo allo scopo di esprimere una quantità minima o comunque una piccola parte di un tutto. Va tuttavia segnalata la tesi secondo cui, in passato, “becco” avrebbe indicato, nel gergo popolare, il bordo leggermente rialzato delle monete da un quattrino.

Essere più realisti del re

“Essere più realisti del re” significa sostenere o difendere un’idea, una tesi, un diritto o simili con maggior accanimento di chi vi sia direttamente interessato. Anche essere intransigenti, intolleranti circa un dato argomento. L’espressione si ritiene essere stata coniata da Adolphe Thiers, uomo politico e storico francese, presidente del Consiglio nel 1836 e nel 1840, per definire gli intransigenti legittimisti filoborbonici durante la Restaurazione.

Ruolino di marcia

Con “ruolino di marcia” si intende, comunemente, la determinazione preventiva di fasi e tempi per lo svolgimento di un viaggio oppure per l’esecuzione di un’impresa. L’espressione è mutuata dal linguaggio militare. Indica l’elenco nominativo dei componenti di una colonna in marcia, con variazioni avvenute durante il trasferimento, perdite e aumenti di forza, luoghi di tappa, incidenti, cambiamenti d’itinerario, rifornimenti effettuati. Il ruolino di marcia è di norma tenuto dal comandante della colonna.

Povero in canna

“Povero in canna” vuol dire essere poverissimo. Riguardo l’origine dell’espressione sono state formulate diverse ipotesi. Per alcuni l’immagine rimanda ai miserabili che, in tempi antichi e premoderni, si aggiravano per le vie mendicando e si sostenevano appoggiandosi a una canna. Per altri richiama un’identificazione analogica tra la povertà della persona e la povertà della canna, vuota di materia. Altri, ancora, ritengono derivi dal dettato biblico e, in particolare, dalla descrizione che Matteo dà di Cristo: “Quindi i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e convocarono intorno a lui tutta la coorte. Toltegli le vesti, gli gettarono addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, la posero sulla sua testa con una canna nella destra”. A partire dalla rappresentazione di Cristo denudato e vilipeso, la canna sarebbe stata associata alla povertà assoluta.

La vispa Teresa

“Vispa Teresa” si dice scherzosamente di una bambina o di una donna giovane dall’aria ingenua e sbarazzina, un po’ svagata ma simpatica. L’espressione trae origine dalla protagonista di una poesiola della metà del 1800 che racconta di una ragazzina vivace – la vispa Teresa – che insegue tra i fili d’erba una gentile farfalletta. Invero il vero titolo della filastrocca è La farfalletta, ma è più nota con le parole dei primi versi (“La vispa Teresa/ avea tra l’erbetta/ a volo sorpresa/ gentil farfalletta…”). Si ritiene che fosse dedicata alla principessina Maria Pia di Savoia, che aveva come istitutrice la sorella dell’autore della poesiola, Luigi Sailer.

Fare come la volpe con l’uva

“Fare come la volpe con l’uva” vuol dire ostentare disprezzo o disinteresse per quello che non si riesce a ottenere pur desiderandolo molto. Narra una favola di Esopo, ripresa poi da Fedro e da La Fontaine, che un giorno una volpe affamata si trovò a passare sotto una vite da cui pendeva un grosso grappolo d’uva matura. La volpe cercò in tutti i modi di afferrarlo, ma senza risultato, e quando si rese conto dell’inutilità dei suoi sforzi se ne andò giustificando la rinuncia col fatto che l’uva fosse acerba.

Il volo di Icaro

“Fare il volo di Icaro” vuol dire affrontare un’impresa troppo superiore alle proprie forze e uscirne sconfitti; inorgoglirsi fino al punto di non saper più valutare le proprie reali possibilità; rifiutare i consigli sensati ritenendosi più abili di chiunque altro, e finire miseramente. L’espressione deriva da un mito greco: Dedalo, padre di Icaro, per ordine del re Minosse aveva costruito il Labirinto di Creta nel quale lui e il figlio furono poi rinchiusi affinché non potessero divulgarne i segreti; Dedalo pensò allora di fuggire grazie a due ali fissate sulle spalle con la cera, ma Icaro non tenne conto delle raccomandazioni del padre e volle volare troppo in alto, cosicché il calore del sole sciolse la cera, le ali si staccarono e il giovane precipitò nel mare Egeo.

Appendere le scarpe al chiodo

“Appendere le scarpe al chiodo” è un’espressione usata per lo più in ambito sportivo che fa riferimento al ritiro dall’attività agonistica. Tuttavia, per estensione, sostituendo generalmente la parola scarpe con ciò che identifica maggiormente la professione di interesse, è utilizzata anche riguardo ad altre attività e mestieri. L’origine si ritiene sia da ricercarsi nell’antica usanza di guerrieri e gladiatori che, allorché si ritiravano dalla vita pubblica, offrivano le loro armi al dio Ercole appendendole a un chiodo sui muri del tempio a lui dedicato.

Tagliare la testa  al toro

“Tagliare la testa al toro” significa, in senso figurato, risolvere definitivamente una questione che si protrae da tempo anche a scapito o a danno dì qualcosa o di qualcuno. L’origine dell’espressione è incerta. Secondo alcuni deriverebbe dalla pratica della tauromachia (in greco, “lotta al toro”) risalente alla civiltà minoica-micenea: un sacerdote acrobata si lanciava verso l’animale in corsa, per poi afferrargli le corna e con il contraccolpo eseguire una capriola sul dorso; è possibile che successivamente l’animale venisse sacrificato. Secondo altri, invece, la locuzione trarrebbe origine da un racconto popolare in cui si narra di un toro che, forse per la curiosità, mise la testa all’interno di una giara e non ne poté più uscire. Il padrone del toro, un uomo molto avaro, non volendo rompere la giara per liberare l’animale, chiese consiglio a un amico, il quale non trovò soluzione migliore se non quella di tagliare la testa al toro, salvando in tal modo la giara. La tesi più accreditata, tuttavia, fa derivare l’espressione da un episodio storico ben preciso accaduto nel 1162, quando il patriarca di Aquileia, Ulrico di Treven, mosse alla conquista di Grado, allora sotto l’egida di Venezia. Il Doge di Venezia reagì duramente sbaragliando l’esercito di Aquileia e facendo vari prigionieri tra i quali 12 prelati, 12 alleati e lo stesso Ulrico. Venezia accettò, poi, di liberare Ulrico solo dopo il pagamento di un ingente riscatto: 12 pani per i prelati, 12 maiali per gli alleati e un toro per il Patriarca. I pani vennero distribuiti alla popolazione, la carne dei maiali venne divisa tra i Senatori e il toro, che simboleggiava il Patriarca, fu ucciso nella pubblica piazza, tagliandogli la testa. Così, la decapitazione del toro pose fine alla diatriba tra i contendenti assumendo l’odierno, simbolico, significato.


Menare il torrone

“Menare il torrone” è un’espressione di origine lombarda usata per indicare chi fa osservazioni noiose, discorsi protratti e volontariamente infastidenti. Si ritiene derivi dalla particolare modalità di lavorazione del torrone, il cui impasto va fatto girare (menare) per diverso tempo.

Pigmalione

Con “pigmalione”, nell’uso comune, si indica una persona che protegge, istruisce, ammaestra qualcuno e ne perfeziona le capacità intellettuali. Il termine deriva dal nome proprio di un personaggio della mitologia classica, Pigmalione (Pygmalion in latino) re di Cipro, che, innamoratosi di una statua da lui stesso scolpita, ottenne da Afrodite che fosse trasformata in donna vivente, che poi sposò. Il motivo fu ripreso e adattato modernamente dal drammaturgo irlandese George Bernard Shaw, nella commedia Pygmalion (1913): un professore di fonetica insegna un buon accento e buone maniere ad una giovane fioraia, la quale, grazie a tali insegnamenti, imparerà ad esprimersi e a comportarsi in modo adeguato.

Coprifuoco

Con “coprifuoco” (composto di “coprire” e “fuoco”, sul modello del francese couvrefeu) si intende comunemente il divieto di uscire durante le ore della sera e della notte per motivi di ordine pubblico. Il termine deriva da un’usanza medievale per cui, ad una determinata ora della sera (segnalata dal rintocco di una campana o dallo squillo di una tromba), gli abitanti di una città erano tenuti a soffocare il fuoco sotto la cenere (il modo più semplice per non generare fumo) come precauzione per evitare incendi accidentali.

Gotha

“Gotha” si usa comunemente per indicare coloro che rappresentano la massima autorità o che rivestono il maggior prestigio in un determinato campo.

Il termine deriva dalla città tedesca di Gotha, in cui venne pubblicato, dal 1763 e il 1944, l’Almanacco di Gotha, che conteneva, in origine, le genealogie dei sovrani d’Europa e di nobili tedeschi, poi quelle dell’aristocrazia di altri Paesi, e ordini cavallereschi. Così, per estensione, con questa parola si iniziò ad indicare l’insieme dei nobili e degli aristocratici i cui nomi figuravano in tale annuario, successivamente, in senso figurato, i notabili di uno specifico settore.

Webinar

“Webinar” è un seminario condotto sul web. In particolare è una sessione, in genere di carattere formativo ed informativo, alla quale si partecipa a distanza tramite connessione internet. Il termine è un neologismo nato nella lingua inglese dalla fusione di web e seminar (seminario). In lingua italiana è traducibile come “seminario in rete”, “teleseminario”.

Essere in tempo di vacche grasse

“Essere in tempo di vacche grasse” vuol dire essere in un periodo d’abbondanza; in senso lato, vivere un periodo felice, ricco di soddisfazioni o di successi. L’espressione si riallaccia al racconto biblico secondo il quale un faraone sognò sette vacche grasse che pascolavano vicino ad un fiume, seguite subito dopo da sette vacche magre che divoravano le prime. Chiese allora a Giuseppe, figlio del patriarca ebreo Giacobbe, che interpretasse il suo sogno, e questi gli predisse l’avvento di sette anni di grande abbondanza seguiti da altri sette anni di dura carestia.

Passare in cavalleria

“Passare in cavalleria” è un modo di dire che si usa quando si vuole mettere in risalto il comportamento scorretto di una persona alla quale è stato prestato un oggetto che non viene più restituito; oppure, per estensione, il comportamento di una persona che trascura, ma soprattutto che non mantiene, gli impegni presi e concordati. L’espressione trae senz’altro origine dal gergo militare e, secondo la tesi prevalente, sarebbe collegata all’arroganza dei cavalleggeri. La cavalleria, in origine composta da rappresentanti dei ceti elevati della società, era, infatti, un’arma privilegiata rispetto alla fanteria, nei confronti della quale ostentava spesso una prepotenza che poteva arrivare al sopruso. Così, pur essendo molto meglio equipaggiati, non era raro che i militari a cavallo s’impadronissero d’autorità di beni in dotazione alla fanteria, che si definivano, quindi, “passati” alla cavalleria. Diversamente, secondo altri studiosi, l’espressione nascerebbe dal disprezzo dei fanti di trincea verso gli “imboscati” della cavalleria: un reparto che si trovava nelle retrovie, in genere molto lontano dalle linee di fuoco, formato, proprio per questo, da “figli di papà”.

Nascere con la camicia

“Nascere con la camicia” vuol dire essere molto fortunati. Secondo alcuni l’origine dell’espressione deriva dalla circostanza che in passato, nelle famiglie facoltose, i neonati ricevevano una camicia da indossare, in particolare, dopo la cerimonia del battesimo. Un dono considerato di gran lusso che pochi potevano permettersi. Secondo un’altra tesi, invece, l’origine è da ricondursi al sacco amniotico che, in rari casi, avvolge alla nascita i bambini, in guisa di una camicia. Ciò in passato avrebbe portato a considerare questi neonati speciali, dotati di particolari qualità, segnati, insomma, da un destino favorevole.

Muro del pianto

“Muro del pianto” in senso figurato è una locuzione usata per indicare una situazione dolorosa, luttuosa, drammatica, che coinvolge un gruppo di persone che non nascondono il loro dolore. Spesso si tratta di un’espressione anche impiegata in maniera ironica nei confronti di chi esagera. Il Muro del pianto propriamente detto, chiamato anche “Muro delle lamentazioni”, è, invece, un muro reale che fa parte delle rovine del perimetro esterno dell’antico tempio di Gerusalemme, inaugurato il 10 a.C. ai tempi di Erode il Grande. Ancora oggi gli ebrei vi si recano davanti a piangere la distruzione del tempio avvenuta a opera dei Romani nel 70 d.C.

Ad occhio e croce

“Ad occhio e croce” è un’espressione che indica misurazioni o valutazioni non perfettamente precise, basate su un semplice sguardo non approfondito. Viene utilizzata nel linguaggio comune come sinonimo di “circa” o “approssimativamente”. L’origine si ritiene sia da ricercare nel mondo dell’antica sartoria. I tessitori infatti, nel corso del loro lavoro, potevano incorrere in qualche problema che finiva per far sfilare dalle assi quanto fino a quel momento tessuto. In questi casi, essi dovevano, ad occhio, riprendere i fili e rimetterli in tiro, a croce, sulle assi, come erano prima della sfilatura. Tutto questo, basandosi semplicemente sul proprio occhio e sulla propria abilità di ricreare la croce.

A caval donato non si guarda in bocca

“A caval donato non si guarda in bocca” è un noto modo di dire con cui si vuol significare che i regali devono essere accettati e graditi senza troppe critiche o esigenze.

Il detto si spiega con il fatto che guardando i denti del cavallo (quindi in bocca) si può determinare l’età dell’animale. Soprattutto in passato, possedere un cavallo era una vera fonte di ricchezza, a prescindere dalla sua età: conseguentemente, l’aver ricevuto un regalo del genere era da considerarsi di per sé un fatto positivo.

Uovo di colombo

Con l’espressione “uovo di colombo” si intende una soluzione molto semplice cui nessuno pensa proprio per questa ragione.

L’origine è da ricercare in un aneddoto popolare (probabilmente falso) che ha cristoforo colombo come protagonista, il quale mostrò come fosse facile la soluzione di un problema una volta risolto. Colombo, infatti, invitò alcuni gentiluomini spagnoli (che cercavano di sminuire le sue imprese) a far rimanere un uovo in posizione verticale sul tavolo. Dopo svariati (inutili) tentativi, costoro chiesero a colombo di mostrar loro la soluzione. Il grande navigatore genovese praticò, allora, una leggera ammaccatura sul fondo in modo da formare una base stabile. Così l’uovo rimase dritto.

Uscire dai gangheri

“uscire dai gangheri” vuol dire, in senso figurato, perdere la pazienza, adirarsi, perdere il controllo, dare in escandescenze. L’espressione deriva dall’immagine di un battente che, a causa di una forte spinta, esce dai cardini (gangheri).

Spada Di Damocle

La “Spada di Damocle” indica, in senso figurato, un grave pericolo incombente. Si narra, infatti, che Damocle, cortigiano di Dionisio II, tiranno di Siracusa, avendo, secondo la più diffusa versione, adulato Dionisio per la sua potenza, fu da lui fatto sedere sul proprio trono, sopra al quale pendeva dal soffitto una spada sostenuta soltanto da un crine di cavallo, per mostrare le preoccupazioni e i pericoli incombenti sui regnanti.

Aver fegato

“Aver fegato” vuol dire essere coraggiosi. Il fegato, infatti, ha sempre rappresentato un simbolo di coraggio e di forza fisica: per gli antichi greci era la sede del vigore, della caparbietà e delle passioni. Sull’argomento esiste il mito del titano Prometeo, il quale coraggiosamente rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini. Zeus, scoperto il furto, lo condannò a essere incatenato per l’eternità a una roccia sulle montagne del Caucaso e dispose che ogni giorno un’aquila gigante gli divorasse il fegato. Ogni notte però il suo fegato ricresceva, così che l’aquila potesse tornare a divorarlo il giorno seguente.

Passare la notte in bianco

“Passare la notte in bianco” significa trascorrere la notte senza dormire. Si tratta di un’espressione che risalirebbe al Medioevo. All’epoca della cavalleria, infatti, l’aspirante cavaliere, per presentarsi purificato alla solenne cerimonia di investitura (che prevedeva il giuramento nelle mani del signore, la vestizione e la consegna della spada), veniva condotto in una cappella per trascorrervi la notte in preghiera. L’aspirante cavaliere veniva vestito di bianco, a simboleggiare la purezza cui attingere.

Prendere  la comanda

“Prendere la comanda” è un modo di dire, molto diffuso in alcune parti d’Italia, che si usa per descrivere l’ordine che un cliente fa in un bar o un ristorante per chiedere da bere e da mangiare. In genere chi prende l’ordinazione scrive tutte le richieste su un foglio di carta, detto appunto comanda, che servirà per ordinare i piatti in cucina, le bevande al banco e per pagare poi in cassa prima di uscire. La parola comanda deriva dal verbo comandare nel senso di ordinare, cioè fare un ordine, richiedere che venga portato a tavola qualcosa.

Tabula rasa

Fare “tabula rasa” significa non lasciare niente di quello che c’era, portare via tutto, annientare completamente. L’espressione è usata, in particolare, per un discorso o una nozione dimenticati, per un’offesa perdonata e, talvolta, con il senso di ricominciare da capo. Anticamente, infatti, gli strumenti della scrittura erano una tavoletta incerata, la tabula, e uno stilo che aveva un’estremità aguzza e una appiattita, che servivano rispettivamente per graffiare la cera della tavoletta e per cancellare spianando i segni di quanto era già stato scritto, rendendo quindi la tabula nuovamente rasa e di conseguenza pronta ancora all’uso. Già nell’antichità il paragone con la tabula rasa era usato per la memoria, ad esempio, da Eschilo (Prometeo). Si deve, invece, ad Aristotele (De anima) il parallelo con la mente (che prima della conoscenza è vuota ma pronta alla ricezione). Gli stoici proposero il paragone con l’anima, vista come un terreno inizialmente vergine, e in questo senso l’espressione venne usata, fra gli altri, anche da Plutarco, Platone e Locke.

Argento vivo

“Avere l’argento vivo addosso” vuol dire non stare mai fermo, essere in continuo movimento, sia per irrequietezza sia per instancabile operosità e vitalità. L’espressione allude alla straordinaria mobilità del mercurio: metallo conosciuto con il nome popolare di “argento vivo” e già in latino chiamato argentum vivum.

Boicottare

“Boicottare” vuol dire impedire, anche con mezzi violenti, l’esercizio di un’attività altrui, rifiutando prodotti o qualunque forma di collaborazione, allo scopo di procurare un danno economico. Il termine deriva dal verbo inglese, di analogo significato, to boycott (da cui discende anche il francese boycotter) ed è stato coniato sul cognome del capitano inglese Charles C. Boycott (1832-1897), amministratore del latifondo di Lord Erne, nella contea di Mayo (Irlanda occidentale).

Paganini non ripete

“Paganini non ripete” è una espressione più o meno scherzosa che sta a significare che non si vuole ripetere quanto si è già detto. E’ usata anche per accompagnare una minaccia che s’intende eventualmente mettere in pratica senza ulteriori ammonizioni.
Il detto ha origine in un episodio avvenuto nel 1825, quando il Re di Sardegna Carlo Felice, assistendo a un concerto di Paganini, fece pregare il maestro di ripetere un brano che gli era particolarmente piaciuto. Ma Paganini, che amava improvvisare molti pezzi che risultavano pertanto impossibili da ripetere, gli fece rispondere con la frase “Paganini non replica”.

Marcantonio

“Essere un marcantonio” vuol dire essere un uomo prestante, alto e robusto. L’espressione è generalmente ritenuta derivare dal nome di Marco Antonio, triunviro dell’antica Roma (82 a.C. – 30 a.C.) e uomo di corporatura assai massiccia, noto per la sua storia d’amore con la regina egiziana Cleopatra. Secondo alcuni, però, avrebbe un’altra origine: la figura del marcantonio scaturirebbe, infatti, dalla maschera comica, carnevalesca, di Marc-Antoine, attore francese che nel Cinquecento ebbe fama europea e che, evidentemente, aveva anch’egli un fisico imponente.

Ozi di Capua

Con “ozi di Capua” si intende un periodo di vita oziosa e a volte dissipata che finisce per compromettere l’esito di una situazione già intrapresa. Il riferimento è di origine storica. Nel 215 a.C., dopo la battaglia di Canne che l’aveva visto vincitore, Annibale rinunciò a marciare immediatamente su Roma, preferendo prima ripristinare i suoi approvvigionamenti. Si fermò così nella cittadina etrusca di Capua (che pur rientrando nella sfera d’influenza romana, sosteneva Cartagine) e lì passò l’inverno per riposare dalle fatiche della guerra, in vista di un futuro attacco alla capitale. Ma quel periodo d’inattività, oltre a indurre l’esercito a una vita pigra e oziosa, diede modo di riorganizzarsi anche ai nemici, e nello scontro successivo il generale cartaginese fu battuto.

Avvocato del diavolo

“Avvocato del diavolo” è chiunque avanzi tutte le possibili obiezioni per demolire una tesi, un progetto e simili. In passato era il nome popolarmente dato al “promotore della fede”: l’ecclesiastico che nei processi di canonizzazione aveva il compito di trovare – nell’interesse pubblico della Chiesa (ma, secondo l’opinione popolare, per invidia del diavolo) – tutti gli ostacoli all’elevazione di un candidato all’onore degli altari.

Antifona

Nella liturgia cristiana l’“antifona” (dal latino ecclesiastico antiphōna, tratto dal greco antifōnéō “risuonare in risposta”) è un breve canto melodico preposto al salmo, di cui mette in risalto il significato, o anche un breve testo che viene letto o cantato in alcuni momenti della messa. Con il tempo il termine è entrato nel linguaggio comune per indicare, in particolare, un discorso allusivo con un preciso sottinteso (da cui “cogliere l’antifona”, cioè cogliere l’allusione, il suggerimento ecc).

Barbablù

“Essere un Barbablù” nel linguaggio comune vuol dire essere un pessimo marito, iroso e violento. Anche essere un uomo che si compiace di mettere paura, prendendosela soprattutto con le donne. Barbablù, infatti, è il nome del protagonista di una fiaba di Perrault, un uomo dalla barba tanto nera da sembrare blu, che uccise sei mogli perché avevano disobbedito ai suoi ordini e che fu a sua volta ucciso dalla settima. Sembra che il racconto si rifaccia all’uomo d’armi Gilles de Rays (o de Retz), giustiziato nel 1440 per delitti simili.

Paese di Bengodi

Il “Paese di Bengodi” è una località immaginaria della fantasia popolare dove regnano l’allegria e l’abbondanza, in cui nessuno ha problemi o preoccupazioni economiche, e tutti possono mangiare e bere a volontà. Il nome stesso, composto dai termini “bene” e “godi”, rende di per sé l’idea. Già ne parla Giovanni Boccaccio nel Decameron descrivendolo come un posto in cui è normale “legare le vigne con le salsicce”.

Ostracismo

L’ostracismo è l’atteggiamento persecutorio nei confronti di qualcuno per ostacolarne l’attività, impedirgli di affermarsi. Era una sanzione in vigore nel V secolo a. C. ad Atene (e in seguito in altre città greche) che consisteva nell’allontanamento, per 10 anni, dal territorio della città (non implicante la perdita dei diritti civili né alcuna pena di carattere pecuniario), che l’assemblea popolare poteva irrogare nei confronti di cittadini la cui attività fosse ritenuta pericolosa per lo Stato. È così detto dal frammento di terracotta (óstrakon) sul quale il nome del concittadino inviso era scritto da coloro che votavano nell’assemblea popolare.

Pozzo di San Patrizio

Essere come il “pozzo di San Patrizio” è un’espressione che comunemente si usa con riguardo a persone, imprese o attività che assorbono insaziabilmente denaro o altro.
Si narra che San Patrizio, patrono dell’Irlanda, si ritirò a pregare in una caverna tanto profonda da portare agli inferi e che tutti coloro che vi si fossero trattenuti avrebbero potuto rendersi conto delle pene infernali e quindi tornare sulla retta via. Esiste ad Orvieto un pozzo con lo stesso nome, per la sua profondità, fatto costruire da papa Clemente VII nel 1527 per rifornire la città di acqua in caso di assedio. Il modo di dire si ritiene collegato all’abisso in cui si ritirò il Santo.

Utile idiota

Il termine “idiota” indica una persona di scarsa intelligenza, stupida. In italiano, la parola entra nel XIV secolo, riprendendo il termine latino idiota, che aveva il significato di “incompetente, inesperto, incolto” e che derivava, a sua volta, dal greco idiótes: “uomo privato”, in contrapposizione all’uomo pubblico, cioè all’uomo che rivestiva cariche politiche e dunque era colto, capace, esperto. La locuzione “utile idiota”, invece è molto più recente e risale al secolo scorso: in origine tale espressione (che alcuni fanno risalire a Lenin, altri a Stalin) si riferiva a coloro che, per ingenuità, finivano col fare gli interessi dei partiti di sinistra (e specialmente del Partito comunista), pur non militandovi. In seguito, per estensione, pur mantenendo il significato originario, la locuzione ne ha sviluppato uno più generico, riferendosi a chiunque agisca a vantaggio di altri senza che il proprio merito sia riconosciuto e senza trarne alcun profitto.

Pandemonio

“Fare un pandemonio” vuol dire fare molto rumore, una grande confusione ed è una locuzione che si usa per lo più con riferimento a liti, diverbi e proteste che risultino essere eccessivamente vivaci. “Pandemonio”, infatti, è il nome inventato dal poeta inglese John Milton (1608-1674), nel poema Paradise lost (Paradiso perduto), per indicare l’immaginaria capitale dell’inferno dove i demoni tengono le loro riunioni.

Bufala

Una “bufala”, secondo l’accezione figurata del termine, è un’affermazione falsa o inverosimile. L’origine di tale significato è incerta. Per alcuni, il senso figurato del vocabolo sarebbe relativamente recente e avrebbe avuto origine, in ambito gastronomico, a Roma, non con riferimento alla mozzarella di bufala, ma alla carne; alcuni ristoratori romani disonesti, infatti, avevano il malcostume di spacciare, per carne di vitella, la meno pregiata carne di bufala; e di qua il termine avrebbe assunto il valore di “fregatura” (ciò che, del resto, succede – anche se in senso curiosamente opposto – ancora adesso, e non solo a Roma, quando vengono spacciate per bufale semplici mozzarelle di latte vaccino). Secondo un’altra tesi, invece, l’accezione in questione deriverebbe dalla locuzione “menare altrui pel naso come un bufalo/una bufala”, ovvero portare a spasso l’interlocutore trascinandolo come si fa con i buoi e i bufali per l’anello attaccato al naso. Secondo, ancora, un’altra opinione il modo di dire originerebbe dalla “bufalata”, un palio semi-serio e festoso tipico di molte città italiane nel Cinque-Seicento. Data l’atmosfera carnevalesca che dominava questo genere di manifestazioni popolari, infatti, la “bufala” sarebbe diventata sinonimo di “scherzo”, “burla”, e dunque anche di notizia inventata allo scopo di prendere per i fondelli qualcuno.

Vaccino

Il vaccino è un preparato che ha lo scopo di indurre la produzione di anticorpi protettivi nell’organismo in cui viene inoculato, conferendo all’interessato una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva. Il termine significa letteralmente “della vacca”: in origine, infatti, designava il vaiolo dei bovini (o vaiolo vaccino) e, in particolare, il pus ricavato dalle pustole del vaiolo bovino (pus vaccinico), impiegato per praticare l’immunizzazione attiva contro il vaiolo umano.

Spezzare una lancia

“Spezzare una lancia” a favore di qualcuno significa prendere le difese di una persona, parlare in favore di costui di fronte a chi l’attacca, perorarne la causa. L’origine di tale espressione deriva dai tornei cavallereschi, dove lo spezzare una lancia equivaleva a dichiararsi pronti a battersi. Il primo scontro, infatti, avveniva con le lance, che spesso si spezzavano all’impatto.

“Avere il bernoccolo”

L’espressione “avere il bernoccolo” per la matematica o per gli affari (o altro), significa avere una particolare predisposizione per queste materie.
La locuzione deriva da una scienza di moda ai primi del 1800, la frenologia, ai cui studi si dedicò il medico tedesco Gall. Secondo costui le facoltà mentali erano localizzate in punti ben determinati della corteccia cerebrale, e lo sviluppo di una particolare facoltà portava all’ispessimento della parte corrispondente, formando una bozza nella scatola cranica. Gall identificò ventisette facoltà diverse, riconducibili ad altrettanti bernoccoli.

Ritirarsi sull’Aventino

L’Aventino è uno dei sette colli di Roma dove per due volte (494 e 449 a. C.) si sarebbe ritirata la plebe per protestare contro le angherie dei patrizi. Da qua la locuzione figurativa “ritirarsi sull’Aventino”, da intendersi nel senso di boicottare un’iniziativa o un’attività assentandosi. Con allusione alla storia romana, peraltro, in epoca più recente, con “ritiro sull’Aventino” si è indicata la secessione di parlamentari che si opponevano al fascismo, e che nel 1924, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, si astennero dai lavori del Parlamento.

Stacanovista

Con “stacanovista”  (o “stachanovista” e, meno corretto, “stakanovista”) viene indicato, nell’uso comune, chi dimostra un esagerato attaccamento al lavoro o chi lavora con un’intensità esasperata. Il termine deriva dal minatore russo Aleksej Grigor´evič Stachanov, che nel 1935 toccò un massimo individuale mai raggiunto prima nell’estrazione del carbone e dal quale prese il nome il movimento, sorto in Unione Sovietica, dello stacanovismo; movimento che mirava ad accrescere la produttività individuale attraverso l’adozione di misure di razionalizzazione e di incentivazione (soprattutto di tipo salariale e assistenziale) del lavoro.

Brunch

Brunch è un termine inglese che origina dall’incrocio di br(eakfast), “prima colazione”, e (l)unch, “seconda colazione”. Nei Paesi anglosassoni indica un pasto abbondante che si consuma nella tarda mattinata, di solito la domenica, sostituendo prima e seconda colazione. In Italia, invece, il termine si usa generalmente per indicare un pasto, per lo più leggero, consumato a metà mattina, in piedi e in compagnia, in particolari occasioni (incontri di lavoro, convegni, festeggiamenti ecc.).

Multitasking

Il termine inglese multitasking (composto di multi e tasking, participio presente di to task: “affidare compiti”) indica, nel linguaggio informatico, l’esecuzione di più programmi simultaneamente. È una caratteristica che consente, in sostanza, di utilizzare diverse applicazioni contemporaneamente, senza essere costretti a chiuderle per passare dall’una all’altra. Si può così, ad esempio, lavorare, allo stesso tempo, su diversi documenti di videoscrittura oppure su diversi fogli di calcolo o programmi di grafica.

Tornare con le pive nel sacco

L’espressione tornare (o andarsene) “con le pive nel sacco” vuol dire tornare (o andarsene) a mani vuote, delusi per non avere ottenuto ciò che ci si prefiggeva. L’origine di questo modo di dire sembra risalire all’antica usanza militare di suonare le pive (strumenti simili alle cornamuse) durante le marce trionfali e quindi, per converso, al fatto che, in caso di sconfitta, questi strumenti rimanevano chiusi negli zaini dei soldati o, comunque, negli appositi sacchetti di custodia.

Antivirus

L’antivirus, nel linguaggio informatico, è una applicazione che svolge una funzione di blocco, controllo ed eventualmente rimozione di altre applicazioni progettate per danneggiare, in vario modo, il funzionamento di dispositivi elettronici (computer, smartphone ecc.).

Acqua alle funi

Con l’espressione, oggi in disuso, “acqua alle funi” (anche nella variante “acqua alle corde”) si invocano il coraggio e la presenza di spirito davanti ad un problema difficile, anche se c’è il rischio di pesanti conseguenze personali.
La frase è attribuita, dalla tradizione, ad un certo Bresca di Sanremo, che l’avrebbe pronunciata durante l’innalzamento dell’obelisco di Piazza S. Pietro, in Roma, nonostante che per ordine del Papa, Sisto V, fosse stato proibito a chiunque di parlare, pena la morte; il suo consiglio sarebbe stato immediatamente seguito e le corde, che prima minacciavano di bruciare o, secondo altri, di spezzarsi, avrebbero, al contrario, retto alla trazione. Proprio per questo Bresca, invece di essere punito, fu ricompensato da Sisto V con importanti privilegi.

Trojan

Con trojan o trojan horse (in italiano: “cavallo di Troia”) si indica, in informatica, un virus, diffuso attraverso programmi apparentemente innocui o utili (da cui il riferimento al celebre inganno ideato da Ulisse), destinato a compromettere il funzionamento dei dispositivi (computer, smartphone ecc.) su cui viene installato.

Portoghese

Il termine “portoghese”, nella sua accezione ironica, indica chi entra in un luogo pubblico di spettacolo o usufruisce di un mezzo pubblico senza pagare il biglietto. Questo uso avrebbe origine da un episodio specifico. Nel XVIII secolo l’ambasciata del Portogallo presso la Santa Sede organizzò uno spettacolo al teatro Argentina di Roma, al quale furono invitati ad assistere gratuitamente tutti i portoghesi residenti nella città. Si racconta però che, assieme ai veri portoghesi, entrarono nel teatro una gran quantità di falsi portoghesi, cioè di romani che riuscirono a farsi passare per portoghesi. Ciononostante, la nomea di furbi non paganti fu curiosamente affibbiata ai portoghesi (e non ai romani).

Lapalissiano

“Lapalissiano” vuol dire “ovvio”, “evidente” ed è un termine che si usa in relazione ad una verità o ad un fatto talmente manifesti e naturali che sarebbe ridicolo enunciarli.  Deriva dal nome del capitano francese Jacques de Chabannes, signore de La Palice, con allusione ai versi di un’ingenua strofetta cantata dai soldati per celebrarlo dopo che questi era caduto nella battaglia di Pavia (1525): “Un quart d’heure avant sa mort Il était encore en vie” (un quarto d’ora prima di morire era ancora in vita).

Home banking 

Con Home banking si indica un servizio bancario che consente all’utente di effettuare direttamente da casa (home, in inglese) operazioni relative al proprio conto bancario (controllo dei movimenti, bonifici ecc.) grazie ad un collegamento telematico.

Browser

Browser è un termine inglese (dal verbo to browse: “vagabondare”) che, nel linguaggio informatico, indica un programma che consente di navigare e interagire con i contenuti che si trovano su Internet. Google Chrome, Internet Explorer e Safari sono tra i browser più noti.

Hacker

Hacker è una parola inglese (dal verbo to hack «tagliare, fare a pezzi») che, nel gergo dell’informatica, identifica chi, servendosi delle proprie conoscenze nella tecnica di programmazione, penetri abusivamente in una rete di computer per utilizzare dati e informazioni in essa contenuti.

Causìdico

“Causìdico” – dal latino causidĭcus, parola composta da causa (causa) e dicĕre (dire) – è chi, nell’antichità classica e nel medioevo, agiva in giudizio come rappresentante di una parte, pur non essendo avvocato. Nell’uso corrente, il termine indica, in senso spregiativo, un avvocato di scarsa abilità e di poco valore.

Crumiro

“Crumiro” è un appellativo ingiurioso attribuito a quei lavoratori che, in occasione di scioperi, o non fanno causa comune con gli scioperanti o accettano di sostituirli, favorendo così i datori di lavoro. Il termine deriva dal francese kroumir, e questo dall’arabo volgare Khrumīr (arabo classico, Khumair): nome degli abitanti della Crumìria, regione della Tunisia occidentale ai confini con l’Algeria, noti soprattutto, nella seconda metà dell’Ottocento, per le loro scorrerie e atti di banditismo.

Cireneo

“Cireneo” è un termine comunemente usato per indicare chi, spontaneamente o costretto, si addossi una fatica o una pena che toccherebbe ad altri o sopporti comunque il peso di colpe non sue. Deriva da Simone da Cirene, detto il Cireneo: l’uomo che, secondo il racconto dei Vangeli, imbattutosi nei soldati che scortavano Gesù al Golgota, fu costretto a prenderne la croce e a portarla fino sul monte.

Mentore

“Mentore” è un fido consigliere, una guida saggia e paterna. Deriva dal nome di un personaggio dell’Odissea che aiuta e consiglia Telemaco, figlio di Ulisse, durante l’assenza del padre.

Summit

Summit è un termine inglese (letteralmente: “sommità, cima”) che corrisponde all’espressione italiana “incontro al vertice”. Viene utilizzato, generalmente, per indicare l’incontro dei più alti responsabili della politica di due o più Stati nonché, per estensione, dei massimi dirigenti o rappresentanti di organismi sindacali, industrie e simili.

Ad usum Delphini

Ad usum Delphini è una locuzione latina (in italiano: «per uso del Delfino») che compariva nel frontespizio di una serie di testi francesi resi adatti alla lettura del Delfino – cioè del primogenito del Re di Francia Luigi XIV – e ristampati anche ad uso delle scuole. Oggi l’espressione viene adoperata in senso spregiativo per indicare ciò che è stato modificato o accomodato al fine di soddisfare interessi di parte.

In pectore

“In pectore” (“in petto”) è una locuzione latina che, nel linguaggio della Chiesa, indica una forma speciale di nomina a cardinale (reservatio in pectore): il Papa nel concistoro annuncia di aver creato un cardinale, riservandosi però di farne in seguito il nome. L’espressione, utilizzata estensivamente, indica una persona investita di una carica in modo non ancora ufficiale.

Qui pro quo

 “Qui pro quo” è una locuzione con cui, nella lingua italiana, si indica un equivoco o un malinteso. Secondo l’interpretazione più comune deriva dal latino “quid pro quo”: titolo di una sezione che in alcune compilazioni farmaceutiche del tardo medioevo includeva i medicamenti che si potevano dare in luogo di altri.

Staminali

Le “staminali” (dal latino stamen -mĭnis “stame, filo”, da intendersi nel senso di principio germinale e costitutivo di organismi viventi) sono cellule immature da cui derivano tutte le cellule specializzate che compongono gli organi. Pur non essendo in grado di svolgere compiti specifici (per es. non possono condurre uno stimolo nervoso, né contrarsi, né secernere ormoni o anticorpi), mantengono – a differenza delle cellule mature – la capacità di moltiplicarsi attivamente e dare origine a cellule nuove.

Google

Google è un motore di ricerca internet gestito dalla Google Inc., società fondata nel 1998 da Larry Page e Sergey Brin, con sede a Mountain View, in California. Grazie ad un particolare algoritmo, che privilegia le pagine con più collegamenti a siti rilevanti, è rapidamente diventato il motore di ricerca più utilizzato al mondo. Il nome deriva da Googol, termine coniato dal matematico statunitense Edward Kasner attorno al 1940, per riferirsi al numero rappresentato da 1 seguito da 100 zeri. Numero che, per i fondatori Page e Brin, ben indicava la vastità del web. Per un errore di trascrizione al momento della registrazione, però, il nome divenne quello che ora tutti conosciamo.

Lazzaro (o lazzarone)

“Lazzaro” (o “lazzarone”), dallo spagnolo lázaro (“povero, cencioso”) è il nome con cui gli Spagnoli indicavano spregiativamente i popolani del quartiere Mercato che a Napoli nel 1647 furono protagonisti della sollevazione di Masaniello. In seguito, l’appellativo fu esteso ad indicare anche la plebe sollevata di altre città e regioni. Ciò accadde, però, soltanto in casi isolati, mentre a Napoli il nome si perpetuò nella tradizione, e così se ne sente parlare in occasione di altri tumulti popolari, come nella resistenza opposta al generale Championnet e nella caduta della Repubblica Partenopea (1799).

Zippare

“Zippare”, nel linguaggio informatico, significa applicare ad un file un procedimento che permette di ridurne le dimensioni così da renderne più facile, ad esempio, l’invio tramite posta elettronica. Il termine trae origine dal verbo inglese to zip, in italiano traducibile con l’espressione: “chiudere con una chiusura lampo”.

Ospite

La parola “ospite” ha un duplice significato: indica sia chi dà ospitalità sia, più comunemente, chi la riceve. Deriva dal latino hospes –pĭtis (che aveva già il doppio significato di “colui che ospita; albergatore” e di “colui che è ospitato; forestiero”) ed ha una etimologia incerta. La tesi più accreditata è che discenda dall’indoeuropeo *ghos(ti)-potis, termine composto da *ghostis “straniero” e *potis “signore”, cioè “signore dello straniero”: il padrone di casa che esercitava il diritto di ospitalità nei confronti del forestiero. A sostegno di tale ipotesi vengono citati i corrispettivi gospodĭ “padrone, signore” in antico slavo e gospodín “signore” in russo.

ADSL

Il termine ADSL (acronimo dell’espressione inglese Asymmetric Digital Subscriber Line) indica la tecnologia che permette la trasmissione di informazioni multimediali ad alta velocità sulle normali linee telefoniche.

Download

Con download (termine inglese composto da down “giù” e load  “caricare”: quindi “scaricare”) si intende, nel linguaggio informatico, l’operazione di trasferimento di dati da un sito Internet alla memoria di un dispositivo (computer, smartphone ecc).

Sindaco

Il sindaco è il capo dell’amministrazione comunale e, in quanto tale, convoca e presiede la giunta; esercita altresì – come ufficiale di governo – funzioni di autorità locale del potere centrale (es.: in materia elettorale, di anagrafe, di pubblica sicurezza). La parola deriva dal latino tardo syndĭcus (che a sua volta nasce dal greco syndikos “patrocinatore”, composto di syn “con, insieme” e dike “giustizia”). Nell’antichità il termine designava il rappresentante processuale delle comunità greche e romane e fu largamente usato nel medioevo per indicare funzionari investiti delle cariche più svariate, ma generalmente con la funzione di rappresentare una comunità o con il compito di esercitare un controllo sull’operato di determinati funzionari.

Teetotaler
Il teetotaler è un termine inglese che indica chi si astiene completamente dal bere alcol. Deriva da teetotalism: un movimento nato nell’Ottocento, a Preston, in Gran Bretagna, e promosso dalla Temperance Society di Joseph Livesey, che propugnava l’astensione – come emerge dalle fonti dell’epoca – da “ogni liquore di qualità intossicante che sia birra chiara, birra scura, vino o spiriti forti, tranne nel caso delle medicine”. Nell’uso colloquiale odierno si riferisce ad una scelta che può avere radici diverse: psicologiche, religiose, di salute o di semplice preferenza.

Bluetooth
Bluetooth è un sistema di comunicazione senza fili che permette – attraverso una frequenza radio a corto raggio – la connessione e lo scambio di dati fra dispositivi tecnologici di varia natura (telefoni cellulari, computer, stampanti ecc.). Il nome è ispirato a Harald Blåtand (Harold Bluetooth in inglese), re Aroldo I di Danimarca vissuto prima dell’anno 1000, abile diplomatico che unì gli scandinavi introducendo nella regione il cristianesimo. Un nome, quindi, ritenuto adatto per un protocollo capace di mettere in comunicazione dispositivi diversi.

Congregazione de Propaganda Fide
La Congregazione de Propaganda Fide è il dicastero pontificio nel quale si concentra la direzione e il governo generale dell’attività missionaria cattolica nel mondo. Risale a Gregorio XV, che la eresse con la Costituzione Inscrutabili Divinae Providentiae (1622), dotandola di larghi privilegi e di autonomia finanziaria. A seguito della Costituzione Regimini Ecclesiae universae (1967) di Paolo VI, il dicastero ha assunto, oggi, il nome di “Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli”, mantenendo sostanzialmente le precedenti attribuzioni.

Default
Default è un termine inglese (in italiano: “difetto”) che nel linguaggio finanziario indica l’impossibilità di una società o di un Paese a rimborsare i propri debiti; in sostanza il fallimento. Lo stesso termine (in questo caso nell’accezione inglese di “prestabilito”) indica, nel linguaggio informatico, la condizione operativa automaticamente selezionata (ad esempio, da un programma), in mancanza di un’istruzione specifica da parte dell’operatore.

Pizza
La pizza è un prodotto gastronomico salato che solitamente consiste in un impasto a base di farina e acqua che viene spianato, condito con vari ingredienti, e cotto al forno. L’origine del termine è incerta. Secondo alcuni il nome deriverebbe dal verbo latino “pinsere”, cioè “pestare”, poi mutato in “pinsa” nel dialetto napoletano. Secondo altri, invece, la parola discenderebbe da “pita”, un tipo di pane greco lievitato.

Formattare
“Formattare” – adattamento dall’inglese (to) format – vuol dire, nel linguaggio dell’informatica, organizzare dati attribuendo loro un determinato formato. Più in particolare, significa predisporre un disco magnetico o un altro supporto in modo tale che vi si possano registrare e poi reperire dati. Utilizzato con riferimento ai programmi di scrittura computerizzata, il termine assume, invece, il significato di dare ad un testo scritto una determinata struttura (impaginazione, numerazione delle pagine, rientro dei paragrafi, ecc.).

Tycoon
Tycoon è una parola inglese traducibile in italiano con le espressioni “magnate dell’economia e dell’industria”, “grande proprietario”, “dirigente industriale”. Deriva dal termine giapponese taikun, che a sua volta è composto delle voci cinesi ta “grande” e chun “dominatore”. La stampa del pensiero unico, ad esempio, presenta Trump come un “tycoon” nell’intento di finemente denigrarlo.

Shoefiti
Shoefiti è un termine che indica la pratica di legare tra loro i lacci di due scarpe e di lanciarle in aria, verso i cavi delle linee elettriche o telefoniche in modo da farle restare appese. Deriva dall’unione delle voci shoe (scarpa) e fiti (da graffiti, parola utilizzata anche in inglese con lo stesso significato che ha in italiano e che, nella circostanza, richiama l’idea di disegni creati nell’area). Il fenomeno nasce nelle zone rurali e urbane degli Stati Uniti come manifestazione del folklore adolescenziale.

Bingo
Il “bingo” – parola inglese di origine onomatopeica (è l’esclamazione del vincitore) – è un gioco simile alla tombola. Molto diffuso negli Stati Uniti, è arrivato in Italia nel 2001. Si tratta di un gioco che, nella sua versione più comune, si svolge attraverso l’estrazione casuale di numeri. Ai giocatori vengono vendute “cartelle”, ognuna con 15 numeri distribuiti su 3 file. I vincitori sono coloro che per primi “fanno” bingo (il che accade quando vengono estratti tutti i 15 numeri della cartella). Per analogia il termine è anche utilizzato come esclamazione di soddisfazione per aver raggiunto un obiettivo.

Clandestino
La parola “clandestino” deriva dall’avverbio latino clam (di nascosto). Secondo alcuni con l’aggiunta di dies (di giorno) e dunque colui che si nasconde al giorno, si cela. Secondo altri con l’aggiunta di un ulteriore avverbio intus (dentro, all’interno): chi vive nascosto (così Aldo Grasso nella sua rubrica “La parola della settimana”, pubblicata sull’allegato del sabato del Corriera della Sera).
Nell’accezione oggi più comune si indica, con questo termine, colui che è entrato e vive in un Paese illegalmente.

Texas ratio
L’ultimo indice che si sono inventati (a suo tempo si inventarono il Roe: da cui gli alti stipendi e le alte liquidazioni di manager vari, a scapito del fondamentale valore del patrimonio) è il Texas Ratio (così chiamato perché venne applicato per la prima volta a banche texane). Calcola il rapporto tra crediti lordi deteriorati e il patrimonio disponibile più gli accantonamenti, confrontandoli con il valore 100: quando la banca è solida l’indice è inferiore a 100; se lo supera, ha bisogno di capitale.
Come tutti gli indici, anche il Texas va confrontato fra banche dello stesso tipo, a seconda che facciano sia raccolta che impieghi o solo (anche praticamente) raccolta.

Bignamino
Il “bignamino” è un piccolo manuale in cui sono riassunte le nozioni basilari di una determinata materia scolastica. Il termine deriva da Ernesto Adamo Bignami (1903-1958), autore-editore, a partire dagli anni ’30, di una fortunata serie di volumetti tascabili di questo tipo.

Tramezzino
Il “tramezzino” è un panino farcito, in genere, con salse, salumi e verdure, composto da due fette di pan carré tagliate diagonalmente. Fu inventato al Caffè Mulassano di Torino, nel gennaio 1926. A coniare questo nome risulta essere stato Gabriele D’Annunzio, derivandolo dal termine “tramezzo” con cui si indica ciò che è posto tra due cose.

Boko Haram
Boko Haram (in italiano traducibile con l’espressione: “l’istruzione occidentale è proibita”) è un’organizzazione terroristica fondamentalista nata nel 2002 a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno. È diffusa nel nord della Nigeria ed è accusata di numerose stragi.

Spa
Le stazioni termali o, in genere, le aziende che forniscono cure idroterapiche o anche servizi di benessere e cura del corpo sono solitamente indicate con il termine “spa”. L’origine della parola è incerta: secondo alcuni si tratta di un acronimo di derivazione latina (da “salus per acquam” o “sanus per aquam”, locuzioni che in sostanza stanno a significare “la salute attraverso l’acqua”), secondo altri deriva dal nome della cittadina belga Spa, nota a partire dal sedicesimo secolo per le proprietà minerali delle sue acque.

Renminbi
Renminbi (in cinese: “divisa del popolo”) è la valuta della Repubblica Popolare Cinese. È ripartita in tre unità base (yuan, jiao e fen) e la sua abbreviazione ufficiale è CNY (ma viene comunemente usata anche l’abbreviazione RMB). È stata introdotta nel 1949 con l’avvento del regime comunista e il simbolo che la identifica è ¥.

Giannizzero
“Giannizzero” (dal turco yeniçeri “nuovo soldato”) era un soldato appartenente al corpo scelto di truppe a piedi dell’Impero ottomano (istituito nel XIV secolo e soppresso nel 1826), formato da giovani di famiglie cristiane forzatamente arruolati, i quali, istruiti nella religione musulmana, finivano col diventare i più fanatici suoi adepti e propagatori con le armi. Il termine, in senso spregiativo o scherzoso, viene usato oggi per indicare chi fa parte del seguito di un personaggio potente, o di una persona che riveste un’alta carica o che ha comunque funzioni direttive.

Giubileo
“Giubileo” è un termine che deriva dell’ebraico yōbēl, “capro” (perché la festività era annunciata con il suono di un corno di capro). Presso gli antichi Ebrei la festività ricorreva ogni cinquantesimo anno, santificata, in particolare, con il riposo della terra (erano vietati semina e raccolto) e la liberazione degli schiavi. Nella Chiesa cattolica il termine indica l’indulgenza plenaria solenne elargita dal Papa, in origine (dall’anno 1300) ogni 50 anni, poi (dal 1450) ogni 25 anni, ai fedeli che compiano particolari pratiche religiose. Salvo Giubilei Straordinari (come quello in corso).

Gardes de la Manches
“Gardes de la Manches” erano le guardie che affiancavano i sovrani francesi ovunque questi andassero, fino a sfiorarne la “manica” (“manches”, in francese).

Sabotaggio
Il “sabotaggio” è un danneggiamento intenzionale volto a ostacolare un’attività. Si tratta di una parola mutuata dal francese “sabotage”, termine che, a sua volta, deriva da “sabot”: gli zoccoli calzati dagli operai che durante la rivoluzione industriale dell’Ottocento venivano gettati negli ingranaggi delle fabbriche per rompere o bloccare i macchinari.

Wi-fi
Wi-fi (dall’inglese wireless fidelity, cioè «fedeltà senza fili», pronuncia: “uài fài”) è un sistema di comunicazione ad onde radio che consente di collegare – senza fili – apparecchi elettronici (cellulari, computer, tv ecc) alla rete Internet.

Vatileaks
“Vatileaks” indica lo scandalo scoppiato nella Città del Vaticano nel 2012 che travolse lo Ior, l’Istituto per le opere di religione della Santa Sede. Il termine origina dalla combinazione di due parole, “Vaticano” e “leaks” (plurale dell’inglese leak: perdita, fuga di notizie) ed è ricalcato su “Wikileaks”, nome del sito Internet (fondato dal programmatore australiano Julian Assange) che nel 2007 pubblicò migliaia di documenti, soprattutto militari e diplomatici, coperti da segreto.

Smartphone e tablet
Lo “smartphone” (termine inglese traducibile in italiano con l’espressione: “telefono intelligente”) è un dispositivo portatile che unisce alle caratteristiche di un telefono cellulare le potenzialità di un piccolo computer. In genere è dotato di schermo sensibile al tatto, sul quale è possibile attivare le funzionalità disponibili tramite il contatto con le dita. Tra le sue caratteristiche vi è la possibilità di collegarsi ad Internet, di ricevere ed inviare e-mail, di accedere al servizio di navigazione satellitare. Si differenzia dal “tablet” (termine inglese che in italiano vuol dire “tavoletta) perché quest’ultimo (aldilà del fatto che, in genere, non consente di telefonare) è un apparecchio avente, di norma, una maggiore capacità di calcolo e, in ogni caso, uno schermo di dimensioni più grandi.
Lo smartphone e il tablet più noti sono rispettivamente l’“iPhone” e l’“iPad”, entrambi prodotti dall’azienda informatica Apple, ma sul mercato ne esistono di tante marche (Samsung, Microsoft, ecc.) e modelli.

Intifada
“Intifada” (dall’arabo intifā’ḍah: “scuotimento”, “sollevazione”) è un termine che designa la rivolta degli arabi palestinesi contro lo Stato d’Israele: l’insurrezione ebbe inizio nel dicembre 1987 sviluppandosi, oltre che all’interno dello stato ebraico, anche nei territori della Cisgiordania e della striscia costiera di Gaza (occupati da Israele dal 1967 al 1994) e fu caratterizzata da episodi di resistenza passiva (come, ad esempio, le serrate dei commercianti) e da forme di guerriglia urbana.

Inflazione
L’“inflazione” è l’aumento progressivo del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi che ha come effetto una  diminuzione del potere di acquisto (cioè del valore) della moneta.

Sinodo dei vescovi
Il “Sinodo” (dal latino synŏdus «adunanza, convegno») dei vescovi è un organismo collegiale di circa 200 vescovi, rappresentativo di tutto l’episcopato cattolico, istituito da papa Paolo VI (1965) con la funzione di coadiuvare il Pontefice nel governo pastorale di tutta la Chiesa. Può essere ordinario (ogni tre anni, su temi di interesse generale), straordinario (per questioni urgenti) o speciale (con una rappresentanza di vescovi di un’area geografica su temi riferiti a quella determinata zona).

Sottosegretari e Viceministri
I Sottosegretari di Stato coadiuvano i singoli ministri (o il presidente del Consiglio) esercitando i compiti loro delegati (per lo più, leggendo risposte ministeriali ai parlamentari). Sono nominati con un decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio, di concerto con il ministro interessato e sentito il Consiglio dei ministri. Devono il loro nome al fatto che, in origine, i ministri erano chiamati ministri Segretari di Stato. Sono stati anche chiamati Viceministri (cosa che è errato fare oggi) fino a che quest’ultima carica – con designazione e nomina nella forma già descritta – non è stata (in alcuni Ministeri) istituita come carica a sè, più quella di Ministro e di Sottosegretario.

Faq
Il termine “Faq” (dall’inglese Frequently asked questions, in italiano: domande poste frequentemente) indica, nell’ambito della rete Internet, un elenco di domande e risposte sui più frequenti dubbi in merito ad una determinata questione. Lo scopo è diffondere informazioni di interesse generale, evitando così di rispondere di volta in volta a domande molto simili se non addirittura identiche.

WhatsApp
“WhatsApp” (dall’unione dell’espressione inglese “What’s up”, che significa “Come va?”, e “App”, ovvero “applicazione”) è la più nota e diffusa applicazione nel campo della messaggistica istantanea per cellulari. Oltre allo scambio di messaggi testuali consente, fra l’altro, anche di telefonare, inviare immagini, video e file audio. È stata creata nel 2009 da due ex impiegati della società informatica Yahoo! e richiede, per funzionare, di un collegamento Internet.

Determina
Nel settore pubblico si fa spesso uso della parola “determina”. Il lemma è registrato nel dizionario Nuove parole italiane dell’uso di Tullio De Mauro (volume VIII) con il significato di “determinazione, risoluzione” ed è indicato come un termine “burocratico”, legato “a un uso marcatamente o esclusivamente tecnico-specialistico”. Nello stesso dizionario può leggersi anche che la prima attestazione del vocabolo risale al 2003 su La Repubblica. Deve ritenersi che la stessa origine abbia il vocabolo “delibera” (da “deliberazione”), peraltro oggi comunemente usato e accettato.

Facciario
Il “facciario”, nel gergo delle Camere, è il libro che raccoglie le foto dei parlamentari e di cui si servono i commessi per riconoscere deputati e senatori.

Abbonamento rolling
Con l’espressione “abbonamento rolling” si intende un abbonamento decorrente non dall’inizio dell’anno solare, ma dalla data di richiesta di partenza del servizio.

Resiliente
“Resiliente” è un aggettivo (dal latino resiliens -entis, part. pres. di resilire “rimbalzare”) riferito, in fisica ed ingegneria, alla capacità di un materiale di resistere ad un urto. Per estensione, detto di persona, il termine è da intendersi nel senso: “che oppone resistenza”, “che si difende con forza”.

Condhotel
I “condhotel” sono strutture ricettive che uniscono il servizio degli alberghi alla tipologia degli alloggi residenziali. In particolare l’art. 31, d.l. n. 133/’14 (come convertito in legge) li definisce come “esercizi alberghieri aperti al pubblico, a gestione unitaria, composti da una o più unità immobiliari ubicate nello stesso Comune o da parti di esse, che forniscono alloggio, servizi accessori ed eventualmente vitto, in camere destinate alla ricettività e, in forma integrata e complementare, in unità abitative a destinazione residenziale” (cfr. Cn  dic. ’14).

Ballarò
“Ballarò” è un grande mercato all’aperto sito nel Comune di Palermo. Le origini della parola sono incerte: alcuni ritengono che derivi dall’arabo Bahlara, designante un villaggio presso Monreale, dal quale provenivano i mercanti che lo frequentavano; secondo altri il termine, invece, deriverebbe da Ap-Vallaraja, titolo dei sovrani della regione indiana del Sind, nella quale si vendevano pregiate e costose spezie.

Xylella
La “Xylella fastidiosa” – o più semplicemente “Xylella” – è un microrganismo dannoso per le coltivazioni agricole, in particolare per la vite, gli agrumi e gli ulivi. Piante, tutte queste, di cui provoca il disseccamento. Si diffonde tramite particolari specie di insetti (es. Cicadella viridis e Philaenus spumarius).

Proroga
La “proroga” è un istituto che consiste nel protrarre automaticamente, per un dato tempo, una situazione giuridica in essere. Così, per esempio, non è una “proroga” quella disposta, ultimamente, a proposito del blocco sfratti, che non è stato prorogato, essendosi provveduto solo ad istituire una graduazione delle esecuzioni di rilascio per finita locazione affidata al giudice, cui spetta di valutare la situazione caso per caso.

QE
“QE” è l’acronimo della parola inglese Quantitative Easing (in italiano: alleggerimento o allentamento quantitativo). Si tratta di un’operazione  con cui le banche centrali, attraverso l’aumento della quantità di massa monetaria o l’allentamento delle condizioni di credito, mirano a stimolare l’economia stagnante. Ciò, in genere, avviene attraverso l’acquisizione, da parte delle banche centrali, di beni finanziari (come azioni e titoli di Stato) nella disponibilità degli istituti di credito, nei quali, così, viene iniettato denaro fresco da investire sul mercato.

Catasto
“Catasto” deriva dal greco κατάστιχον, o κατά στίχον e significa “riga per riga”. Comunemente, con tale termine si fa riferimento all’inventario generale dei beni immobili, con l’indicazione del proprietario, la descrizione di tali beni e la stima del loro valore (ai fini delle imposte da applicare).

Musulmano o mussulmano?
Si dice “musulmano” o “mussulmano”? Entrambe le forme sono corrette. La più frequente nell’italiano contemporaneo risulta essere, tuttavia, musulmano, con una sola “s”, più vicina all’etimo originario musliman, “seguace dell’Islam”.

Minutante
Con “minutante” si intende, in genere, chi, in determinati uffici, è incaricato di scrivere le minute. Il termine è utilizzato, in particolare, per i funzionari in servizio presso la Curia romana con l’incarico di studiare le pratiche loro assegnate e di scrivere la minuta delle lettere. Figura intelligente: quando un impiegato lo si chiama così, si può correggergli i testi senza offenderlo…

Opere orfane
Le “opere orfane” sono opere protette dal diritto d’autore per le quali gli autori, appunto, o gli altri aventi diritto non siano noti o reperibili. Il d.lgs. n. 163 del 10.11.’14 di recepimento della direttiva europea 2012/28/UE su “taluni utilizzi consentiti” di queste opere è stato pubblicato sulla G.U. n. 261 di pari data.

Uroboro
L’“uroboro” (dal greco ouroboros, termine composto da oura, coda e boros, che morde) è un simbolo antico, che raffigura un serpente che si morde la coda, chiudendosi in un cerchio. L’immagine è usata, generalmente, per rappresentare l’eternità oppure il cosmo o, ancora, l’avvicendarsi della vita e della morte.

Location
“Location” è un termine inglese (in italiano: “ambientazione”) che indica un luogo, un ambiente, un sito in cui si prevede che debba essere girata una scena di un film, di uno spettacolo televisivo, di un servizio fotografico. L’italiano è pieno di vocaboli che non richiedono l’utilizzo di questo termine inglese.

Biglietto da visita
Il “biglietto da visita” (meno comune “di visita”) è un cartoncino con nome e cognome, eventualmente accompagnati da titoli, e spesso seguiti da indirizzo e numero di telefono. Prende nome dal fatto che lo si lasciava una volta in portineria, a significare la visita (o il tentativo di visita) di una persona ad un’altra, spesse volte in segno di solidarietà. Oggi, si usa abitualmente per presentarsi.

Avere voce in capitolo
Con l’espressione “avere voce in capitolo” si intende, nell’accezione oggi più largamente usata, “avere autorità, credito per intervenire in una discussione o nel prendere una decisione”. L’accezione originaria, propria del diritto canonico, è “avere diritto di voto in un capitolo, avere diritto di parola nell’adunanza capitolare”. Infatti, “avere voce in capitolo” era detto in origine dagli ecclesiastici che nei capitoli – i collegi, in ispecie, dei canonici addetti a una chiesa importante – avevano il diritto di parlare e di deliberare.

Metodo Boffo
“Metodo Boffo” è un’espressione utilizzata nel linguaggio politico e giornalistico per indicare una campagna di diffamazione basata su fatti reali uniti a presunte falsità. La locuzione trae origine dalla vicenda subita, nell’estate del 2009, dall’allora direttore di Avvenire Dino Boffo, destinatario di pesanti accuse mosse nei suoi confronti; accuse, che poi si rivelarono parzialmente false e che lo indussero a dimettersi.

s.m.s.
La sigla “s.m.s.” (acronimo dell’inglese Short Message Service: servizio messaggi brevi) indica un breve messaggio di testo (di massimo 160 caratteri) inviato da un telefono cellulare ad un altro.

In šā’ Allāh
“In ša’ Allāh” (إن شاء الل) è un termine in lingua araba che significa “se Dio vuole”. Indica la speranza di una persona credente affinché un evento possa accadere in avvenire.

Remigino
“Remigino” è un alunno di prima elementare, che va a scuola per la prima volta. Il termine deriva dal nome di San Remigio, la cui festa, il 1° ottobre, coincideva, un tempo, con l’apertura delle scuole.

Web 2.0
L’espressione “Web 2.0” indica, genericamente, la seconda fase di sviluppo e diffusione di Internet, caratterizzata da un forte incremento dell’interazione tra sito e utente: maggiore partecipazione dei fruitori, che spesso diventano anche autori (es.: blog); più efficiente condivisione delle informazioni; affermazione dei social network.

Deambulatorio
“Deambulatorio” (lat. deambulatorium, da deambulare, “camminare”) indica, in architettura, un ambiente di passaggio fiancheggiante un altro ambiente, principale. Nelle chiese medievali, designa il prolungamento delle navate laterali, che fiancheggia il coro. “Ambulatorio”, che individua un luogo adibito a cure o visite mediche, deriva pure da deambulare, con riferimento alla permanenza breve di pazienti in grado di muoversi.

Selfie
“Selfie” – termine che deriva dalla parola inglese self (in italiano: sé) – è una fotografia che un soggetto scatta a sé stesso, per lo più con un telefono di ultima generazione e che poi, in genere, viene condivisa su social network come Facebook (cfr. Cn genn. ‘14).

Nitore
“Nitore” (dal latino nitor “splendore”), significa, letteralmente, “lucentezza”, “nitidezza”. Usato in senso figurativo il termine indica “chiarezza”, “eleganza”: il nitore dello stile, dell’espressione. Usato anche a significare l’accuratezza di un testo.

Acribia
“Acribia” (dal greco akríbeia: “precisione”) indica un’accurata e scrupolosa osservanza delle regole metodiche proprie di uno studio o di una ricerca.

Taser
“Taser” è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle (fucile elettronico di Thomas A. Swift, personaggio di un fumetto). È un dispositivo che fa uso dell’elettricità per far contrarre i muscoli del soggetto colpito.

Parresia
Il termine “parresia” (in greco: “libertà di parola”) indica la schiettezza, la franchezza nell’esprimersi.

Dromomania
La “dromomania” (dal greco dromos, “corsa” e mania, “ossessione”) è la tendenza ossessiva a camminare senza una meta precisa .

eBay
“eBay” è un sito fondato in California, nel 1995, dal programmatore Pierre Omidyarche. Offre – previa registrazione gratuita – la possibilità di vendere e comprare oggetti e servizi su Internet con diverse modalità, incluso il sistema delle aste on-line.
La merce messa in vendita può essere sia nuova che usata. I venditori pagano per pubblicare le inserzioni e, inoltre, sono tenuti a versare una commissione sul valore finale dell’oggetto venduto.

Jobs Act
Jobs Act è una locuzione inglese composta da jobs (plurale di job: “lavoro”, “mestiere”) e act (atto, legge), traducibile in italiano come “piano per il lavoro”. Il primo ad utilizzarla è stato, nel 2011, il Presidente degli Stati Uniti, Obama. L’espressione non va confusa con JOBS Act (con le maiuscole) che è l’acronimo di Jumpstart Our Business Startups, (“far partire il business delle nostre nuove imprese”): una legge americana che riguarda i finanziamenti per l’avvio di piccole imprese. In Italia Jobs Act, ma anche Job Act (senza “s”), sono espressioni con cui l’attuale Presidente del Consiglio ha indicato la sua proposta di riforma del lavoro.

P.S.
“P.S.” – abbreviazione della locuzione latina post scriptum (“dopo lo scritto”) – è una precisazione o un’aggiunta, a conclusione di una lettera già terminata e firmata.

Refuso
Con il termine “refuso” (dal latino refusus, participio passato di refundere: «riversare») non si indica un errore in generale, ma un errore di composizione o di stampa prodotto dallo scambio o dallo spostamento di una o più lettere.

R.S.V.P.
L’acronimo R.S.V.P., utilizzato nei biglietti d’invito, deriva dall’espressione francese “répondez s’il vous plaît”, e significa “si prega di rispondere”.

Mint
Mint è l’acronimo di Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia. Paesi a rapidissima crescita che nei prossimi anni – secondo Jim O’Neill, padre del più celebre acronimo Bric (Brasile, Russia, India e Cina: cfr. Cn sett.’12) – si affermeranno probabilmente come potenze economiche mondiali.

Twitter
Twitter è un social network – creato nel 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco – che fornisce agli utenti una pagina Internet personale aggiornabile tramite messaggi di testo con una lunghezza massima di 140 caratteri. Il nome deriva dal verbo inglese to tweet che significa “cinguettare”. Tweet è anche il termine con cui si definiscono gli aggiornamenti del servizio, mostrati nella pagina Internet dell’utente e comunicati a coloro i quali si sono registrati per riceverli.

Facebook
“Facebook” (termine composto dalle due parole inglesi “face”, faccia, e “book”, libro) è un sito Internet fondato nel febbraio 2004 a Cambridge, negli Stati Uniti, da Mark Zuckerberg e Dustin Moskowitz, che consente agli utenti, previa registrazione, di interagire tra loro condividendo contenuti testuali, immagini, video e audio. Il sito nasce come rete di comunicazione fra universitari statunitensi e trae il suo nome dal volume – chiamato, appunto, “Facebook” – distribuito da alcune Università americane all’inizio dell’anno accademico, con dati e fotografie degli iscritti, per aiutare gli studenti a socializzare tra loro.

Pergamo
“Pergamo” – secondo la definizione che ne dà lo Zingarelli – è, “nelle chiese cattoliche, una costruzione in legno o pietra costituita da un palco sostenuto da colonne, spesso scolpita o ricca di ornamenti, destinata alla predicazione”. Con tale termine si intende anche – per estensione – un “palco” o una “tribuna”. La parola origina dalla sovrapposizione del latino p˘ergula, “loggetta”, a P˘ergamum, nome della rocca dell’antica Troia.

Colletti bianchi           
“Colletti bianchi” è una espressione che deriva dall’inglese “white collars”. Indica soggetti (impiegati, manager ecc.), che per la natura stessa della loro professione possono svolgere la normale attività lavorativa indossando camicie chiare. La locuzione risale agli anni ’30. La paternità, però, è incerta. Secondo alcuni è da attribuirsi allo scrittore americano Upton Sinclair; secondo altri, invece, al direttore generale della General Motors, Peter Sutherland, autore di un’opera dal titolo “Autobiografia di un colletto bianco”.

Sexting
Il termine “sexting” – crasi delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting“ (inviare sms) – è un neologismo con cui si indica l’invio di messaggi sessualmente espliciti o immagini inerenti il sesso tramite telefono cellulare o Internet.

Mantra
“Mantra” è un termine che deriva dal sanscrito (traducibile in italiano come “strumento del pensiero”) ed è una formula magica che nella tradizione induista e buddista viene pronunciata per favorire, in particolare, la concentrazione. Da noi si usa per indicare una ripetizione di concetti.

Vegano
“Vegano” (adattamento italiano del termine inglese “vegan”, a sua volta forma contratta della parola “vegetarian”, cioè vegetariano) è colui che pratica il “veganismo”, una filosofia di vita basata sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali (per alimentazione, abbigliamento, spettacolo e ogni altro scopo). Nell’uso comune, però, con vegano si indica anche colui che, più semplicemente, adotta una dieta basata sull’esclusione di tutti i cibi di provenienza animale (e quindi anche latte e derivati, uova ecc).

Wikipedia
“Wikipedia” è un’enciclopedia on-line (anzi, l’enciclopedia on-line per antonomasia), multilingue e gratuita, fondata nel gennaio del 2001. È traducibile con l’espressione: “cultura veloce”: il termine deriva, infatti, dalla fusione di due parole: “wiki” (in hawaiano, “veloce”) e “pedia” (dal greco antico, “formazione, cultura”).

Paparazzo
Con il termine “paparazzo” si definisce un fotografo che va alla caccia di personaggi noti per riprenderli di sorpresa, soprattutto in momenti particolari della loro vita privata. Il termine trae origine da un film di Federico Fellini, La dolce vita (1960), nel quale un personaggio, che esercita l’attività di fotografo, ha il cognome “Paparazzi”.

Prodotto galenico       
Per prodotto “galenico” si intende un preparato medicamentoso realizzato dal farmacista su prescrizione medica. Il nome deriva da Galeno, celebre medico greco del II sec. d.C.

Cuneo fiscale  
Il “cuneo fiscale” è la differenza intercorrente tra l’onere del costo del lavoro sostenuto dall’impresa – comprensivo degli importi versati al Fisco e agli enti di previdenza – e la retribuzione netta percepita dal lavoratore. Un modo per nascondere il fatto che i contributi previdenziali sono pari, o quasi, allo stipendio?

Batracomiomachia
Con “batracomiomachia” (titolo di un poemetto attribuito dagli antichi a Omero, che narra di una guerra combattuta tra topi e rane) si indica una contesa vana e ridicola, fatta per futili motivi. Il termine è stato usato dall’on. Capezzone in una recente dichiarazione all’Ansa.

Tapiro d’Oro   
Il “Tapiro d’Oro” è un’onorificenza satirica ideata nel 1996 dalla trasmissione “Striscia la notizia”. Viene consegnato a personaggi dello spettacolo, della politica, dello sport e di qualsiasi ambito nazionale e non, che abbiano motivo di sentirsi “attapirati”, cioè degni di ricevere il Tapiro. L’“attapiramento” deriverebbe dal fatto che chi riceve questo premio dovrebbe sentirsi in colpa o depresso per ciò che ha compiuto o gli è accaduto, e perciò dovrebbe avere una faccia triste, ovvero il muso lungo, che viene quindi paragonato alle fattezze allungate del muso e della proboscide del tapiro.

Mose
Il Mose (acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico) è un sistema progettato per la difesa di Venezia e della sua laguna dalle acque alte. E’ costituito da schiere di paratie mobili a scomparsa che, in caso di necessità, si sollevano isolando l’area interessata dal Mare Adriatico.

Blog
“Blog” è una pagina internet personale, continuamente aggiornabile, aperta in genere ai commenti (detti post) dei visitatori. Il termine nasce dalla contrazione dell’espressione inglese “web log” (diario di bordo della rete) e risulta essere stato coniato nel 1997 dall’americano Jorn Barger.

Skype
“Skype” è un programma che, installato su computer e cellulari, consente, gratuitamente attraverso l’uso della rete internet, di effettuare, in particolare, chiamate vocali, videochiamate e inviare messaggi di testo ad altri utenti che abbiano installato lo stesso programma. Sottoscrivendo un abbonamento a pagamento, è possibile utilizzare tale programma anche per telefonare, a prezzi vantaggiosi, a numeri di reti telefoniche “tradizionali” (cellulari e telefoni fissi).

Fiscal compact           
“Fiscal compact” – espressione inglese composta dall’aggettivo “fiscal” (fiscale) e dal sostantivo “compact” (accordo, intesa) – è il patto firmato da 25 Paesi aderenti all’Unione Europea il 2.3.’12, che impone rigide regole per raggiungere l’equilibrio dei bilanci nazionali.

Autoriciclaggio
L’“autoriciclaggio” è la condotta di chi ricicla il profitto di un altro reato da lui stesso commesso. Si tratta di condotta punita dall’art. 648 ter.1 del codice penale.

Subbuteo
Il “subbuteo” è un gioco da tavolo nel quale, su un panno verde che riproduce un campo di calcio in miniatura, sono disposte sagome di giocatori, mosse con le dita da due avversari che simulano una partita di calcio. Se ne è ultimamente parlato perchè ne è un appassionato il Presidente Letta.

Patto di stabilità interno         
Il Patto di stabilità interno – previsto, per la prima volta, dal collegato alla Legge Finanziaria 1999 (art. 28, l. n. 448/’98) – è un sistema di regole che pongono vincoli alla finanza delle Regioni e degli enti locali determinandone singolarmente gli obiettivi programmatici.

Giovani turchi 
I “giovani turchi” erano gli appartenenti ad un movimento politico che sostenne istanze radicali di cambiamento e rinnovamento nell’Impero ottomano ad inizio Novecento. L’espressione fu utilizzata per la prima volta in Italia, negli anni cinquanta, per indicare un gruppo di giovani politici sardi appartenenti alla Democrazia cristiana. La stessa espressione è stata utilizzata, di recente, per indicare una delle correnti del Partito Democratico.

Streaming
“Streaming” è una parola inglese che deriva dal verbo (to) stream, “fluire, scorrere”. Nel linguaggio informatico sta ad indicare una modalità di accesso in rete a dati audiovisivi di cui si può fruire in tempo reale senza provvedere a “salvarli” sul proprio sistema. Trattasi di un metodo utilizzato soprattutto per la trasmissione sul web di eventi in diretta.

Talk show       
“Talk show” (espressione di lingua inglese traducibile come: spettacolo basato sulla conversazione) è un programma radiofonico o più spesso televisivo fondato essenzialmente sulla conversazione, in cui un noto personaggio (della politica, della vita pubblica, della cultura, dell’arte, dello sport ecc.) viene intervistato su argomenti di vario genere o più persone prendono parte a un dibattito su determinati temi.

Talent show    
“Talent show” è uno spettacolo, in genere televisivo, basato sulla scoperta di talenti. L’espressione è inglese ed è traducibile, appunto, come “spettacolo di talenti”.

Share
“Share” è un termine inglese (in italiano: quota, parte) che nel linguaggio della radiotelevisione sta ad indicare la percentuale di telespettatori sintonizzati su un determinato canale, calcolata rispetto al totale dell’ascolto in quella stessa fascia oraria.

Cure compassionevoli           
Le cure compassionevoli sono terapie non ancora validate dalla comunità scientifica e dal Ministero della salute, ma in fase di avanzata sperimentazione, alle quali il d.m. 8.5.’03 (“Uso terapeutico di medicinale sottoposto a sperimentazione clinica”) consente di ricorrere, sotto stretto controllo medico, “quando non esista valida alternativa terapeutica al trattamento di patologie gravi, o di malattie rare o di condizioni di malattia che pongono il paziente in pericolo di vita”.

Esame in sede deliberante o legislativa         
L’esame in sede “deliberante” (Senato) o “legislativa” (Camera) è una procedura abbreviata rispetto al procedimento ordinario di approvazione delle leggi. Comporta la conclusione dell’iter parlamentare all’interno della Commissione competente per materia, la quale, così, provvede all’approvazione finale del progetto di legge, senza che sia necessario esame e voto da parte dell’Aula.

Porcellum
Con il termine “Porcellum” si indica la legge n. 270 del 21.12.’05, la quale ha modificato il sistema elettorale italiano, delineando la disciplina attualmente in vigore. Si tratta di una legge ispirata dall’allora ministro per le Riforme Roberto Calderoli, che poi la definì in un’intervista “una porcata” a causa delle modifiche che il provvedimento aveva subito. Da qua, l’appellativo con cui è a tutti nota e che si rifà alla legge elettorale che andò a sostituire, conosciuta come “Mattarellum”, dal nome del relatore del provvedimento Sergio Mattarella.

Avviso comune          
“Avviso comune” è una espressione che di recente si sta diffondendo sempre più: si pensi, ad esempio, all’Avviso comune Abi-imprese, firmato anche dalla Confedilizia, per la sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio (cfr. Cn nov. ’09 e Cn giu.’11). Ma qual è l’esatto significato di questa espressione? La risposta si rinviene nello Zingarelli, in cui la locuzione in argomento è registrata con il significato di “parere comune” (calco dal francese avis commun); “opinione, specie su materie di natura economica e sociale, espressa congiuntamente e in forma ufficiale dalle parti sociali”. Ma ora, sempre più spesso, l’espressione è usata per indicare un Accordo intervenuto fra determinate Associazioni (come nel caso ABI-Confedilizia citata in apertura) e impegnativo solo per i soggetti aderenti.

Gip e Gup
Gip e Gup sono due abbreviazioni che vengono utilizzate di frequente dagli organi di informazione. Il Gip è il giudice delle indagini preliminari; il Gup è il giudice dell’udienza preliminare. Il primo interviene nella fase delle indagini, quale garante della loro legittimità relativamente agli atti compiuti dal Pubblico Ministero e dalla polizia giudiziaria. Il secondo interviene alla fine della fase investigativa ed è la figura preposta a decidere sulla richiesta del Pubblico Ministero di rinviare a giudizio l’indagato.

Euribor
L’”Euribor” (acronimo di Euro inter bank offered rate, tasso interbancario di offerta in euro) è il tasso di interesse medio delle transazioni che avvengono tra le principali banche europee. In sostanza, è il tasso al quale le banche prestano denaro ad altre banche. E’ utilizzato come parametro di indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso variabile. Per l’Italia, ha sostituito dall’1.1.’99 il Ribor (Rome inter bank offered rate).

Ergastolo ostativo
Il cosiddetto “ergastolo ostativo” è una pena senza fine che – ai sensi dell’art. 4–bis, l. n. 354 del 26.7.’75 (“Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”) – nega a chi è stato condannato per determinati delitti (es.: associazione mafiosa) ogni misura alternativa al carcere ed ogni beneficio penitenziario, a meno che non collabori con la giustizia.

Rating
Il “rating” (termine inglese che tradotto in italiano vuol dire “valutazione, stima”) indica, nel linguaggio economico e finanziario, una valutazione – effettuata da agenzie private specializzate ed espressa in lettere ed in segni negativi o positivi (es.: “AAA”, “AA+”, “AA-” ecc.) – della qualità e dell’indice di affidabilità, perlopiù, ma non solo, di titoli obbligazionari emessi da un soggetto privato o pubblico.

Ftse mib
Che cosa significa “Ftse mib”? “Ftse” è l’acronimo di “Financial Times Stock Exchange” (dai nomi del noto giornale finanziario “Financial Times” e della società che gestisce la Borsa di Londra);  “mib” sta per “Mercato Italiano della Borsa” (cfr. E. Girino, Dizionario di Finanza. Tecniche, strumenti, operatori, Ed. Ipsoa). Si tratta di un indice che rappresenta il valore delle azioni delle 40 maggiori aziende italiane ed estere, quotate alla Borsa di Milano.


Calendario olandese
Il “calendario olandese” è un calendario formato da 12 o 6 fogli contenenti ciascuno uno o due mesi con i giorni disposti in colonna, che si appende alla parete. Così il Battaglia nel “Grande dizionario della lingua italiana”, che non spiega però l’origine del nome.

Spending review        
“Spending review” è una locuzione inglese, molto di moda negli ultimi tempi, che tradotta in italiano vuol dire letteralmente “resoconto di spesa” o “resoconto delle spese”. Le prime attestazioni sulla nostra stampa risalgono al 2004. Con tale espressione si intende una procedura che, attraverso l’analisi dei meccanismi che regolano la spesa pubblica, ha lo scopo di individuare possibili risparmi.

Esodati
Gli “esodati” sono quei lavoratori che – dietro incentivo – hanno lasciato il loro posto di lavoro anzitempo con la prospettiva di ricevere la pensione entro un termine prefissato. Sennonché, la recente riforma previdenziale ha innalzato l’età pensionabile, sicché tali lavoratori, allo stato, corrono il rischio di non poter collegare lo scivolo incentivato alla pensione e di trovarsi, così, per un periodo di tempo che può essere anche lungo, senza assegno previdenziale e con l’incentivo economico esaurito.

Dow Jones      
Il Dow Jones – secondo la definizione che ne dà l’Enciclopedia Zanichelli – è “il più importante indice della borsa di New York, compilato a partire dal 1884” e “basato sulla media di 30 fra i più importanti titoli industriali quotati a Wall Street”. E’ stato inventato da Charles Dow, giornalista, padre dell’analisi tecnica (cioè dello studio dei prezzi dei mercati finanziari) e fondatore del Wall Street Journal.

Funerale e funerali     

Si può dire senz’altro andare al “funerale” di qualcuno. Ma si può dire anche andare ai “funerali” di qualcuno? La risposta è positiva, con la precisazione che il termine in questione, usato al plurale, indica maggior solennità.

Deduzioni e detrazioni           
Spesso, nel comune parlare, si fa confusione tra “deduzioni” e “detrazioni” fiscali. Tuttavia la differenza non è di poco conto. Le prime sono importi da sottrarre al reddito imponibile sul quale poi si calcola l’imposta lorda. Le seconde sono importi da sottrarre all’imposta lorda per calcolare l’imposta netta. E’ deducibile, ad esempio, l’indennità di avviamento corrisposta al conduttore; sono detraibili invece, ricorrendo determinate condizioni, le spese sostenute per la ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici.


Patrimoniale

La patrimoniale è una “imposta” il cui “presupposto è la titolarità di un bene e non la percezione di un reddito” (dizionario Zingarelli). È, in altre parole, un prelievo fiscale che colpisce i patrimoni (es: immobili o attività finanziarie) indipendentemente dal fatto che producano o no un reddito, o un reddito inferiore all’imposta (da qui, il progressivo effetto espropriativo). Un’imposta patrimoniale era l’Ici e ora è l’Imu. Tale è stata anche quella introdotta, nel ‘92, dall’allora Governo Amato sui conti correnti.

Segretare o secretare  
Si dice “segretare” o “secretare”? Come si ricava dalla lettura del dizionario on-line Hoepli, può essere impiegato sia l’uno sia l’altro termine. Il significato è “sottoporre atti processuali al vincolo del segreto”.

Ricevimento o ricezione         
Riferendosi ad un plico, ad una merce, ad una missiva è corretto impiegare il termine “ricevimento” o “ricezione”? In verità, deve ritenersi che si possa far ricorso indifferentemente sia all’uno sia all’altro termine. Infatti, secondo la definizione che ne dà il vocabolario on-line Treccani, “ricevimento” è “l’atto di ricevere, il fatto di venire ricevuto”, in riferimento a “invii o spedizioni di effetti postali, valori, merci”; del pari, “ricezione”, è “il fatto di ricevere, limitatamente a cose spedite o inviate, comunicate o trasmesse”.

Far mente locale         
Nel comune parlare l’espressione “far mente locale” è usata frequentemente. Ma qual è il suo esatto significato? La locuzione è attestata nel vocabolario on-line Treccani con il significato di “immedesimarsi nelle circostanze, orizzontarsi in una situazione difficile e complessa”; nel dizionario Devoto Oli, con la definizione di “concentrare il pensiero su un argomento”.

Villini e ville   
Che differenza c’è tra le abitazioni in “villini” e le “ville”, inquadrate rispettivamente nelle categorie catastali A/7 e A/8? La risposta al quesito è contenuta nella circolare del Ministero delle finanze (Direzione generale Catasto e servizi tecnici erariali) n. 5 del 14.3.’92, secondo cui “per villino deve intendersi un fabbricato, anche se suddiviso in unità immobiliari, avente caratteristiche costruttive, tecnologiche e di rifiniture proprie di un fabbricato di tipo civile o economico” e “dotato, per tutte o parte delle unità immobiliari, di aree coltivate o no a giardino”; diversamente, per “ville devono intendersi quegli immobili caratterizzati essenzialmente dalla presenza di parco e/o giardino, edificate in zone urbanistiche destinate a tali costruzioni o in zone di pregio con caratteristiche costruttive e di rifiniture, di livello superiore all’ordinario”.
Quanto sopra senza dimenticare, naturalmente, che il nostro sistema catastale ha un carattere comparativo. Si basa (o si dovrebbe basare…) cioè – ai sensi del d.p.r. 1.12.’49, n. 1142 – sul confronto con “unità tipo” diverse da una zona censuaria ad un’altra (e le zone censuarie sono centinaia e centinaia). Il che – significando, all’evidenza,  che le indicate definizioni vanno declinate in base a criteri estremamente vari – pone, però, il problema della conoscibilità, da parte di contribuenti e professionisti, delle “unità tipo” individuate per le singole zone censuarie. Conoscibilità attualmente non assicurata.

Patria potestà 
La “patria potestà” è un istituto mutuato dal diritto romano. Secondo la definizione che ne dà lo Zingarelli, è il “complesso di poteri e doveri spettanti un tempo al padre e ora a entrambi i genitori sui propri figli minorenni non emancipati”. La materia trova la propria disciplina nel titolo IX, libro I, del codice civile, la cui originaria rubrica – a seguito della riforma del diritto di famiglia – è stata sostituita con la locuzione “potestà dei genitori”.

Orecchio o orecchia
Si dice “orecchio” o “orecchia”? E in quali casi è più corretto usare un termine piuttosto che l’altro?
In realtà – come può leggersi sul sito Internet della Treccani (www.treccani.it.) – “non v’è nessuna differenza di significato tra le coppie orecchio/orecchia – orecchi/orecchie”. Semplicemente “orecchia” – nel significato di “organo dell’udito” – è una “forma meno usata nel linguaggio comune e scientifico”. E’ la forma più comune nel “linguaggio figurato” per indicare, invece, la “piegatura che si fa volontariamente nell’angolo superiore della pagina di un libro, di un quaderno, di un foglio, per segnalare e poter ritrovare un passo particolare, oppure, involontariamente, per negligenza, disordine, incuria”.

A termini di legge
Si dice a “termine” di legge o a “termini” di legge? L’espressione corretta è la seconda e vuol dire – come può leggersi sullo Zingarelli – “secondo la legge, in conformità alla legge”.

E-mail
Cosa significa e-mail? La risposta può leggersi nell’enciclopedia on-line Treccani, la quale precisa che si tratta di un’abbreviazione dell’espressione inglese “electronic mail (lett. «posta elettronica»)” che indica un “servizio di rete di messaggistica”. L’enciclopedia continua sottolineando, in particolare, che i fornitori, meglio noti come provider, “offrono agli utenti tale servizio previa registrazione e assegnazione agli stessi di un indirizzo” che li identifica “univocamente, composto di due parti separate dal simbolo @ (da leggere at, in inglese): la prima parte identifica l’utente, la seconda il provider”.

Successione legittima, testamentaria e necessaria
Nell’ambito della successione ereditaria si distinguono tre tipi di successione: quella legittima, quella testamentaria e quella necessaria. La prima si ha allorché il testamento manchi oppure disponga solo di una parte dei beni del defunto, sicché il trasferimento del patrimonio di quest’ultimo si effettua secondo la disciplina dettata dalla legge, che individua a tal fine le “categorie dei successibili” (coniuge, discendenti, ascendenti, collaterali, altri parenti entro il sesto grado, Stato). La seconda si ha nel caso in cui il defunto abbia disposto dei suoi beni con testamento. La terza, infine, è la successione che ha luogo a favore dei “legittimari” (coniuge, figli e ascendenti), a favore cioè di coloro che hanno diritto per legge ad una porzione del patrimonio del defunto (c.d. quota di legittima, quota di riserva o quota indisponibile) anche contro la volontà quest’ultimo, salvo casi di indegnità.

Proprio e suo (loro)    
Quando si può usare “proprio” in luogo dell’aggettivo possessivo “suo” e “loro”? La risposta può leggersi nella grammatica di Luca Serianni (Italiano, Garzanti editore) secondo cui “proprio può sostituire l’aggettivo possessivo di 3ª e 6ª persona a condizione che si riferisca al soggetto della frase; ed è più comune di suo se la frase ha soggetto indefinito o implicito: «ognuno ama i propri figli», «amare i propri figli»”. Nel volume si precisa, comunque, che è “sempre consigliabile usare proprio per evitare equivoci: «Carlo vide Mario con la propria moglie» (cioè con la moglie di Carlo; dicendo «vide Mario con sua moglie» si potrebbe pensare alla moglie di Mario).”

Dizionario e vocabolario        
Esiste una differenza tra i termini “dizionario” e “vocabolario”? La risposta può leggersi nel n. 29/’04 del periodico La Crusca per Voi, nel quale – rispondendo ad un analogo quesito – si cita il grande linguista Bruno Migliorini, che della specifica questione si è occupato in un volumetto intitolato “Che cos’è un vocabolario? (Firenze, Le Monnier, 1961)”. Per il Migliorini – ricorda il periodico – “nessun fondamento” hanno “vecchie distinzioni tra vocabolario «raccolta di vocaboli» e dizionario «raccolta di vocaboli e locuzioni»”. “Semmai” – precisa ancora la rivista dell’Accademia della Crusca sulla base di quanto osservato dall’illustre linguista – “dizionario è più esteso in quanto si può riferire a trattazioni disposte in ordine alfabetico, ma non propriamente lessicali”. Così “si può dire Dizionario biografico ma non Vocabolario”. Insomma, la differenza tra i due termini in discorso, seppure esiste, non è di particolare rilievo.
E questo è dimostrato dal fatto – come precisa lo stesso periodico della Crusca – che nei “titoli delle grandi opere lessicografiche dell’italiano contemporaneo” viene utilizzato tanto il termine  “dizionario (per esempio: De Felice-Duro, De Mauro, Devoto-Oli, Garzanti, Palazzi-Folena, Sabatini-Coletti)”, quanto il termine “vocabolario” (si pensi, ad esempio, allo “Zingarelli”).

Avviso di rettifica ed errata corrige    
Spesso la Gazzetta Ufficiale riporta le espressioni “avviso di rettifica” ed “errata corrige”. Che differenza c’è tra queste due locuzioni? La risposta è che l’avviso di rettifica “dà notizia dell’avvenuta correzione di errori materiali contenuti nell’originale o nella copia del provvedimento inviato per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale”; l’errata-corrige “rimedia, invece, ad errori verificatisi nella stampa del provvedimento nella Gazzetta Ufficiale”.

Fideiussore e fideiubente       
Si può dire fideiussore, certo. Ma, al femminile, bisogna allora dire fideiussora. Che non è bellissimo. Ecco perché, da molti, si usa il termine fideiubente, che va bene sia al maschile che al femminile. Si usa fideiubente, cioè, per semplicità di linguaggio, e non per essere ricercati (come molti credono).

Avviso di accertamento          
L’“avviso di accertamento” è un atto impositivo con cui l’ufficio fiscale “accerta” formalmente una pretesa nei confronti del contribuente e che origina da una verifica unilaterale sulla presunzione di un debito. E’ un atto, quindi, che non si basa su dati di fatto accertati da un terzo, con il quale l’ufficio fiscale solleva una semplice contestazione nei confronti degli interessati. I numeri lo confermano:  in un Rapporto annuale della Guardia di Finanza di qualche anno fa – come riportato da Italia Oggi del 4.2.’11 – risultava, infatti, che più del 50% degli “accertamenti” è stato successivamente annullato dalla giustizia tributaria.
L’espressione “avviso di accertamento” dunque, nonostante rechi in sé un chiaro richiamo al termine “accertare”, non ne condivide affatto lo stesso significato di “riconoscere come cosa certa” (Vocabolario Treccani on line), di “dare per certo” (dizionario Zingarelli).

Stato dell’arte 
Locuzione di origine inglese per la quale – come annota Raffaella Setti, dell’Accademia della Crusca – si è avuta l’affermazione in italiano di un significato sensibilmente diverso da quello originario. Se, infatti, in inglese (dove è attestata già a fine Ottocento) l’espressione vale “all’ avanguardia, d’avanguardia”, in italiano è corrente per indicare “il punto cui sono arrivate le ricerche in una determinata disciplina”.
La locuzione è ormai registrata anche nei dizionari di lingua. Il Sabatini Coletti 2006, ad esempio, l’attesta col significato “livello delle conoscenze raggiunte in un determinato ambito professionale” e lo Zingarelli dello stesso anno come “il livello cui è giunta una data tecnica”.

Diritto di seguito        
Il diritto di seguito trova la sua disciplina nel Titolo III, Capo II, Sez. VI della legge n. 633 del 22.4.’41 (“Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio”). E’ il diritto spettante agli autori di opere d’arte “figurative” (quadri, dipinti, disegni, sculture, arazzi ecc.) e di “manoscritti” a percepire un compenso sul prezzo di ogni vendita successiva alla prima. Perché scatti questo diritto, tuttavia, è necessario che la vendita avvenga ad un prezzo non inferiore a 3mila euro (o a 10mila euro se il venditore ha acquistato l’opera direttamente dall’autore da meno di tre anni) e sia effettuata con “l’intervento, in qualità di venditori, acquirenti o intermediari, di soggetti che operano professionalmente nel mercato dell’arte” (“case d’asta”, “gallerie d’arte e, in generale, qualsiasi commerciante di opere d’arte”).
Per espressa previsione di legge, il diritto di seguito “dura tutta la vita dell’autore e per settant’anni dopo la sua morte”; inoltre, “non può formare oggetto di alienazione o di rinuncia”.

I barracellari   
I “barracellari” sono volontari presenti in tutto il territorio sardo. Sono suddivisi in 130 “Compagnie” e rivestono, a seguito di decreto prefettizio, la qualifica di agenti di pubblica sicurezza. Secondo alcuni esperti il termine deriva dal greco “parànghellos” che significa “denunciatore”; secondo altri, invece, discende dal latino “barigellus” o “baricellus”, che significa “servitore pubblico alle dipendenze di un magistrato”.In Sardegna questa figura ha origini risalenti nel tempo. Attualmente diverse leggi sarde ne disciplinano le funzioni, che consistono in sostanza, da un lato, nel collaborare con le autorità per la prevenzione di determinati reati (es: abigeato), dall’altro, nel vigilare – dietro compenso – sui beni pubblici e privati affidati loro in custodia.

“Paese” o “paese”?   
Quando scrivere “paese” con l’iniziale minuscola e quando, invece, “Paese” con quella maiuscola?
All’interrogativo ha risposto la Treccani, che sul suo sito Internet (www.treccani.it) ha precisato che “è consigliabile scrivere paese, se ci riferiamo a un centro abitato di modeste dimensioni”; viceversa, “Paese” quando usiamo questo termine “come sinonimo di entità territoriale governata da determinate norme”.

Dedicato e destinato   
“Dedicare” (dal latino dedicàre: dire solennemente, proclamare) significa: “attribuire a qualcosa il nome di qualcuno, in segno di onore, riconoscenza”; “offrire a qualcuno il risultato della propria attività, specialmente artistica o letteraria, in segno di omaggio, affetto”; e, ancora, “volgere tutte le proprie cure, fatiche” verso “un determinato fine” (Zingarelli).
Il termine “dedicato”, inteso come participio passato del verbo “dedicare”, ha naturalmente lo stesso significato, mentre come aggettivo (dall’inglese dedicated) indica, “nel gergo informatico”, il “dispositivo”, il “soft­ware” o la “macchina realizzati o messi in opera per una specifica categoria di utenti o per uno scopo ben determinato e solo per quello” (Vocabolario on line Treccani).
“Destinare” (dal latino destinàre: fissare, fermare) significa: “dare in sorte, stabilire in modo definitivo e irrevocabile”; “assegnare, designare” (Zingarelli). E lo stesso significato ha evidentemente il termine “destinato”, allorché venga impiegato come participio passato del verbo “destinare”. Inteso come aggettivo, invece, “destinato” vuol dire: “voluto dal destino, stabilito da una potenza o volontà superiore” (Vocabolario on line Treccani).
Utilizzare pertanto, nel comune parlare, il termine “dedicato” (che è, in realtà, un inglesismo) come sinonimo di “destinato”, è scorretto, avendo ciascuna parola uno specifico significato ben distinto l’uno dall’altro.

Steward
Nel comune parlare, per steward si intendono gli assistenti di volo. Tuttavia con lo stesso termine il decreto 8.8.’07 – emanato dal Ministro dell’interno in attuazione del decreto-legge n. 8 dell’8.2.’07 (come convertito) recante “Misure urgenti per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche” – indica anche “gli assistenti di stadio” cui, in impianti sportivi  con capienza superiore a 7.500 posti, le società di calcio professionistiche sono tenute ad affidare il controllo dei “servizi finalizzati al controllo dei titoli di accesso, all’instradamento degli spettatori ed alla verifica del rispetto del regolamento d’uso dell’impianto”. Agli stessi è riconosciuta la tutela prevista per i pubblici ufficiali e per glli incaricati di pubblico servizio (attraverso una normativa che prevede l’applicazione nei confronti dei soggetti di cui trattasi delle disposizioni relative a reati contro i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio).

Caparra confirmatoria e caparra penitenziale
Sovente si tende a confondere la caparra “confirmatoria” con la caparra “penitenziale”. Tuttavia la differenza non è di poco conto.
La prima – regolata dall’art. 1385 c.c. –  è una somma di denaro che al momento della conclusione del contratto, una parte dà all’altra a conferma del vincolo assunto: se si rende inadempiente la parte che ha versato la caparra, l’altra può recedere dal contratto e trattenere la somma ricevuta; se a rendersi inadempiente è, invece, la parte che ha ricevuto il denaro, l’altra può recedere e richiedere il doppio di quanto versato. In alternativa, tuttavia, alla parte che subisce l’inadempimento è consentito anche domandare l’esecuzione o la risoluzione del contratto, e in tal caso il risarcimento del danno è regolato dalle norme generali.
Diversamente, la caparra penitenziale – regolata dall’art. 1386 c.c. – pur risolvendosi anch’essa in una somma di denaro che una parte dà all’altra al momento della conclusione del contratto, rappresenta solo il corrispettivo del diritto di recesso. Ciò significa che chi recede perde la caparra data o deve restituire il doppio di quella ricevuta ma, oltre a questo, non è tenuto ad altro, sicché la controparte non potrà domandare né l’esecuzione del contratto né agire per il risarcimento del danno.

Quorum
Per indicare il numero legale necessario per la costituzione di un’assemblea o per l’approvazione di una delibera, è comune – in ambito condominiale – usare il termine “quorum”. È il caso quindi di chiarire l’esatto significato di questa parola.
Si tratta di un termine mutuato dal latino e vuol dire “dei quali”. Secondo lo Zingarelli, è una parola che è stata usata, “prima che da noi, in Inghilterra e Francia” e deriva da “formule latine come quorum maxima pars: la massima parte dei quali”.

Arresto, sosta e fermata         
“Arresto”, “sosta” e “fermata” sono termini che nel linguaggio corrente vengono frequentemente utilizzati come sinonimi, ma a torto.
Secondo l’art. 157, d.lgs. 285/’92 (Codice della strada), per “arresto” – infatti – si intende “l’interruzione della marcia del veicolo dovuta ad esigenze della circolazione”; per “fermata”, la “temporanea sospensione della marcia” per consentire “la salita o la discesa delle persone, ovvero per altre esigenze di brevissima durata”; per “sosta”, infine, la “sospensione della marcia del veicolo protratta nel tempo, con possibilità di allontanamento da parte del conducente”.

 “Norme” Uni…          
L’Uni definisce le proprie indicazioni, norme. Per questo esse vengono, spesse volte, di per sé considerate cogenti, come se si trattasse di norme di legge. Così non è, invece, a meno che per esse non abbia operato un particolare procedimento di recepimento oppure che ad esse faccia rinvio  un preciso disposto di legge o, comunque, un provvedimento avente forza di legge.
Anche nella recente sentenza n. 5413 dell’1.4.’10, con la quale è stato annullato – su ricorso, com’è noto, della Confedilizia – il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 23.7.’09 che imponeva una (inutile) verifica straordinaria degli ascensori, il Tar del Lazio ha precisato che l’Uni è “una associazione privata”, e ha definito quanto da essa emanato “libere determinazioni”, testualmente (ed esattamente). 

Pannelli solari e pannelli fotovoltaici
Spesso, nel comune parlare, si tende a confondere i “pannelli fotovoltaici” con i “pannelli solari”. Tuttavia si tratta di due diverse tipologie di impianto:  i “pannelli solari” (tecnicamente: “impianti solari termici”) utilizzano, infatti, l’energia solare per riscaldare l’acqua, da impiegare per uso igienico, sanitario o per il riscaldamento degli ambienti; i “pannelli fotovoltaici” (tecnicamente: “impianti solari fotovoltaici”) utilizzano, invece, la luce del sole per produrre direttamente energia elettrica.

Decisioni e sentenze
Nella giustizia amministrativa, i provvedimenti che concludono un giudizio sono definiti diversamente in relazione all’organo che li emana: quelli del Consiglio di Stato si chiamano decisioni, quelli dei Tar sentenze.

Il T.U. dell’edilizia e le lettere “L” e “R”        
Nel Testo Unico dell’edilizia di cui al d.p.r. 6.6.’01, n. 380, ciascuna norma è distinta dalle lettere “L” o “R”. Questo dipende dal fatto che i Testi Unici raccolgono disposizioni sia legislative (L) sia regolamentari (R), sicché la l. 8.3.’99 n. 50, che li ha istituiti, ha anche precisato, all’art. 7 (ora abrogato), che ciò vada segnalato con “opportune evidenziazioni”.

Banchiere e bancario
A volte, nel comune parlare, si fa confusione tra il “banchiere” e il “bancario”. Tuttavia la differenza è sostanziale. E’ definito “banchiere” chi è proprietario, grande azionista o amministratore di una banca, mentre è chiamato “bancario” chi di una banca è dipendente.

Reato “penale”
Spesso, quando si parla di un reato, si sente precisare che si tratta di reato “penale”. Precisazione inutile, però. Il reato, infatti, comporta sempre l’applicazione di una sanzione di carattere penale. E non ci sono reati “civili”!

 Querela e citazione per danni
Viene spesso confusa, anche da parte degli organi di informazione, la querela con la citazione per danni. La differenza, però, è sostanziale: con la querela si manifesta la volontà che si proceda penalmente contro l’autore del comportamento che si assume lesivo. Con la citazione per danni si richiede un ristoro economico, in sede civile, per il presunto pregiudizio subito.

Licenza per finita locazione, sfratto e sfratto per morosità
Spesso, nel comune parlare, si fa confusione tra “licenza per finita locazione”, “sfratto” e “sfratto per morosità”. In verità, le procedure di cui trattasi iniziano tutte con un’intimazione rivolta al conduttore di lasciar libero l’immobile, con contestuale citazione per la convalida. Il presupposto però è diverso: nella “licenza per finita locazione” il contratto deve venire ancora a scadenza; nello “sfratto” il contratto è già scaduto; nello “sfratto per morosità” il procedimento origina dal mancato pagamento dei canoni alle scadenze stabilite.

Chi è lo “straniero”?  
Nella nostra lingua, il termine “straniero” indica qualsiasi cittadino di nazionalità non italiana. Ai fini del Testo Unico sull’immigrazione di cui al d.lgs 286/’98, con tale termine devono intendersi, invece, solo i “cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea” e gli “apolidi”.

Oneri accessori ed IVA
L’art. 9, c. 4, della l. n. 392/’78 stabilisce che le spese condominiali, addebitate dal locatore al conduttore, “devono intendersi corrispettivi di prestazioni accessorie a quella di locazione ai sensi e per gli effetti dell’art. 12 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633”. Significa che le spese di cui trattasi sono soggette all’Iva solo laddove lo sia anche il canone locativo, di cui, in tal caso, concorrono a formare la base imponibile. L’unica eccezione è disciplinata dallo stesso art. 9 il quale, al successivo comma 5, prevede che tale regola non si applichi “ove i servizi accessori al contratto di locazione forniti siano per loro particolare natura e caratteristiche riferibili a specifica attività imprenditoriale del locatore e configurino oggetto di un autonomo contratto di prestazione dei servizi stessi”. In questa ipotesi, dunque, l’Iva si applicherà indipendentemente dal regime fiscale a cui è soggetto il rapporto di locazione.

Decreto legislativo e decreto-legge    
Spesso, nel linguaggio comune, viene fatta confusione tra decreto legislativo e decreto-legge, nonostante le differenze tra questi due provvedimenti siano notevoli.
Il decreto legislativo, infatti, è un atto avente valore di legge ordinaria, emanato dal Governo su delega del Parlamento, il quale ne indica i contenuti, i limiti e i tempi di emanazione in un’apposita legge (c.d. legge delega). Il decreto-legge, invece, pur essendo anch’esso un atto avente forza di legge, è un provvedimento provvisorio che – per non perdere di efficacia – necessita di essere convertito in legge entro 60 giorni dalla sua pubblicazione. Inoltre, è adottato dal Governo senza la preventiva autorizzazione delle Camere e solo laddove ricorrano “casi straordinari di necessità e di urgenza”.

La differenza tra tassa e imposta
Nel linguaggio corrente i termini tassa e imposta vengono frequentemente utilizzati come sinonimi, ma a torto.
La tassa è un tributo (cioè una prestazione obbligatoria in denaro) che il singolo soggetto versa come corrispettivo di un’utilità che egli riceve da un ente pubblico. Tale è, ad esempio, la tassa sui rifiuti.
L’imposta è un tributo che si caratterizza, invece, per la mancanza di una controprestazione diretta. E’, infatti, richiesta per far fronte alle spese necessarie al mantenimento dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali nonché per soddisfare i bisogni della collettività. Imposte sono, ad esempio, l’Irpef e l’Ici.

Disdetta e recesso      
Nel linguaggio comune spesso i termini disdetta e recesso vengono usati come sinonimi. Sbagliando, però. Perché si ha recesso quando una parte, ricorrendone i  presupposti, comunica all’altra che intende sciogliere il contratto prima della scadenza (nella locazione ciò è consentito al conduttore – in conformità a quanto previsto dalle leggi 431/’98 e 392/’78 – ove ricorrano “gravi motivi”). Si ha disdetta, invece, quando una parte avvisa l’altra che alla scadenza prestabilita non intende rinnovare il contratto.

 “Inquilini”
Spesse volte il termine “inquilini” viene impiegato dai giornali per indicare, genericamente, gli abitanti di un immobile. Il che non è corretto, perché “inquilini” sono solo coloro i quali sono legati al locatore da un rapporto di locazione.

Lo “sfratto”    
Lo sfratto è quel procedimento esecutivo che si attiva sulla base di un titolo emesso in caso di morosità del conduttore o ottenuto dopo finita la locazione. Tale termine viene impiegato invece, spesse volte, del tutto impropriamente, per indicare le esecuzioni forzate di rilascio di immobili occupati da abusivi.

“Canoni sostenibili”   
I “canoni sostenibili” sono stati introdotti dalla legge di conversione del decreto sfratti (l. n. 199 del 18.12.’08), la quale ha definito come tali quelli di “importo pari al 70 per cento del canone concordato calcolato ai sensi dell’articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431”.
Sennonché l’espressione “canone concordato” non trova riscontro nella legge sulle locazioni abitative. Ciò che crea l’equivoco se il legislatore abbia inteso riferirsi al canone dei contratti “agevolati” (tale essendo la definizione che dei contratti 3+2 precitati fornisce l’art. 4-bis della legge 431/’98), canone che – come è noto – viene stabilito in appositi accordi definiti in sede locale tra le Organizzazioni dei proprietari e degli inquilini, oppure al canone “concordato” tra le singole parti interessate.

La “multa”      
Il Codice della strada prevede, per molte infrazioni, una “sanzione amministrativa pecuniaria”, che nel linguaggio comune viene abitualmente chiamata “multa”. A torto, però. Perché la multa è cosa diversa: è la pena pecuniaria prevista per la commissione di un delitto, cioè di un reato di particolare gravità.

Contratti “concordati”?          
Nonostante si faccia correntemente uso – da parte di giornalisti atecnici o di amministratori e/o politici non sufficientemente ferrati sull’argomento, e quindi anche in atti ufficiali – dell’espressione contratti di locazione “concordati”, sottolineiamo che si tratta di una terminologia assolutamente da evitare dato che crea equivoci inutili.
Il termine “concordati” non compare infatti nella legge che – per i contratti di durata di tre anni più due – parla solo di contratti “agevolati”. Gli altri sono i contratti cosiddetti liberi o i contratti transitori e/o per studenti universitari.

Locazioni per finalità turistiche
La legge 431/’98 esclude dal proprio ambito di applicazione le unità immobiliari locate “esclusivamente per finalità turistiche” (art. 1, comma 2, lett. c) le quali – pertanto – sono regolate dal Codice civile. Ma cosa deve intendersi per “finalità turistiche”?

Per rispondere, occorre rifarsi al termine “turismo”. Per il Dizionario enciclopedico italiano (vol. XII, p. 461) tale termine abbraccia, nell’uso attuale, “non solo tutte le forme e le manifestazioni del viaggio e del soggiorno predisposto (turismo attivo), ma anche tutti gli apprestamenti che l’attuazione d’un viaggio, d’un soggiorno, per svago, per cura, per istruzione, per motivi religiosi o per qualunque causa non utilitaria presuppone o fa nascere (turismo ricettivo)”.

Lavoro buroindotto
L’espressione “lavoro buroindotto” fa riferimento al lavoro indotto dalla burocrazia, cioè da provvedimenti che non hanno alcuna utilità per i cittadini e che sono predisposti al solo fine di soddisfare le richieste di particolari categorie, anche professionali.

Contratto agevolato
Il contratto agevolato, della durata di 3 anni più 2, è chiamato nei modi più vari: concordato, calmierato, convenzionato, ecc.. A torto, però. Perché l’art. 4-bis, della legge 431/’98 lo definisce in un unico modo: agevolato, appunto.

  

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