In solo 16 anni, tra il 2005 e il 2021, gli edifici europei hanno ridotto le emissioni di gas serra (tra i quali l’anidride carbonica) di ben il 31%. A dirlo è l’European Environment Agency (Eea) secondo la quale la riduzione più forte, parlando soprattutto delle case private, ha interessato le emissioni dovute al consumo di elettricità e al riscaldamento. Queste emissioni sono scese da 761,2 milioni di tonnellate di CO2 a 470,1(-38,2%).
Si tratta di un dato molto importante per diverse ragioni. Intanto perché quelle degli edifici sono una porzione molto significativa, il 35%, di tutte le emissioni legate alla produzione di energia nella Ue, e poi perché una tale riduzione è decisamente superiore alla media generale. Tra 2005 e 2021, infatti, nell’Unione europea la produzione totale di CO2 e degli altri gas serra è scesa del 22,8% e quella generata dal settore energetico del 25,4%, dati di tutto rispetto, ma non ampi come quello che ha interessato abitazioni, uffici, fabbriche.
Non solo: il calo del 31% delle emissioni degli edifici appare ancora più rilevante se paragonato all’incremento che ha invece caratterizzato quelle mondiali complessive. Secondo i dati dell’International Energy Agency che negli stessi sedici anni sono aumentate del 19%, soprattutto a causa della crescita dell’economia dei Paesi emergenti.
Gli edifici sono sempre più efficienti
Perché invece case, fabbriche e uffici europei inquinano sempre meno? Secondo la Eea i fattori sono diversi. C’entrano certamente le temperature più alte in inverno e la conseguente minore necessità di riscaldarsi, anche se dall’altro lato della medaglia vi è un aumento dei consumi per l’uso dell’aria condizionata durante l’estate.
Ancora più importanti sono state le azioni volte alla decarbonizzazione del settore elettrico e del riscaldamento, per esempio attraverso la sostituzione dei combustibili fossili con le energie rinnovabili. Ad avere un peso rilevante, poi, è la sempre maggiore efficienza delle nuove case costruite nel frattempo, gran parte delle quali ricadono in classe A, e le opere di efficientamento degli edifici già esistenti, che in un Continente molto anziano come il nostro sono la grande maggioranza.
Tutto ciò è avvenuto, vale la pena di sottolinearlo, con le leggi ambientali e gli incentivi già esistenti, anche in assenza di un insieme di norme simili a quelle che la cosiddetta direttiva “case green” introdurrebbe.
Le emissioni continueranno a scendere, anche senza direttiva “case green”
Questo è il messaggio fondamentale che si può trarre da questi numeri: è bastato il progresso tecnologico, unito alla transizione demografica e alle normative ambientali già presenti, a determinare il maggior calo delle emissioni che si sia mai visto a livello mondiale.
Quello che è accaduto e che sta accadendo nell’ambito degli edifici in Europa dovrebbe essere studiato come un esempio virtuoso, e invece le case sono sul banco degli imputati, come dimostrano i provvedimenti punitivi contenuti nella più volte ricordata direttiva “case green”.
Eppure i miglioramenti continueranno. La Eea stima che entro il 2030 le emissioni scenderanno di un altro 18,3% rispetto ai livelli del 2021 a legislazione vigente. Un risultato ottimo, che però non basta alla Commissione europea, che ha fissato l’obiettivo di un calo del 55% rispetto al dato del 1990 di tutte le emissioni (non solo quelle degli edifici) entro la fine di questo decennio. In sostanza, è stato calcolato, fabbriche e uffici dovrebbero raddoppiare il ritmo già elevato della propria decarbonizzazione perché gli altri settori, dall’agricoltura ai trasporti, non sono riescono a farlo alla stessa velocità.
Questo non significa che gli imprenditori di questi comparti inquinano troppo. Il problema, piuttosto, sono i target irrealistici di Bruxelles, che sembra ignorare il fatto che la Ue già rappresenta un’eccellenza mondiale nell’ambito della decarbonizzazione, siamo già i primi della classe, e non porta alcun beneficio schiacciare l’acceleratore di una vettura già lanciata a grande velocità.
7.12.2023